Espandi menu
cerca
Séraphine

Regia di Martin Provost vedi scheda film

Recensioni

L'autore

leporello

leporello

Iscritto dal 18 dicembre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 43
  • Post 5
  • Recensioni 666
  • Playlist 9
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Séraphine

di leporello
8 stelle

Séraphine e i suoi alberi. Non so perché, ma di tutte (le tante) scene di questo film, le due che più mi sono rimaste negli occhi e nel cuore sono quei due campi lunghi su due piante maestose e solitarie, con  l’anima di Séraphine che vi aleggia dappresso... La prima di queste scene è nella fase iniziale del film,  Séraphine  sale sopra l’enorme quercia, festante, entusiasta; la seconda lo conclude, e stavolta Sèraphine vi siede sotto, forse stremata, forse felice, non lo sapremo mai, comunque serve a chiudere il cerchio della vita di questa donna straordinaria. Confesso di avere un debole per  questo genere di figure, per questo tipo di umanità sempre (e mai per caso) perseguitata tanto dagli uomini quanto dagli dèi, dèi che loro stessi amano tanto (gli sguardi della stupenda Moreau rivolti alla Vergine quando canta in chiesa, o quando le sottrae, con rude, simpaticissima gentilezza, la cera liquida delle candele), e ai quali pure, forse nell’ottica contorta della via alla salvezza,  gli dèi si ostinano a riservare destini crudeli di manicomi, sofferenze e grida (Camille Claudel, ve la ricordate la splendida Adjani?). La curva della vita (di quello spicchio di vita che il film ci presenta, che nulla si sa di ciò che è stato Séraphine prima di entrare in scena) si articola in  parallelo tra faticosi (faticosi?) lavori di pulizie svolti con fedele solerzia e una vita notturna fatta di laudi in latino cantate a squarciagola mentre dipinge, a lume di mille candele, i suoi piccoli pannelli floreali. La svolta è nell’incontro con Wilhelm Uhde, delicato e fatale come solo gli déi, per quanto crudeli, sanno organizzare, e la vita di Séraphine cambia, la donna trova i piaceri di avere una casa vera, di sognare anche più di quello che è lecito sognare, in un processo che non è quello di chi si monta la testa (la testa di Séraphine, che si appoggia alla mano della suora… non è testa che possa montarsi mai), ma è  piuttosto l’entusiasmo di quell’eterno fanciullo che rimane sempre, fino alla morte, nell’animo di un artista vero. E la (metaforica?) iperbole di lei che, vestita da sposa (in taffetà e seta…), distribuisce, vagolando per il paese, argenteria varia per celebrare l’arrivo degli angeli, dà alla storia quel tratto maledetto e romantico come solo gli déi sanno concepire per le vite dei “santi”, e che Martin Provost ha così elegantemente saputo trasfigurare in cinema, scegliendo tempi lunghi, riflessivi (l’accusa di essere un film troppo poco sintetico non trova secondo me nessuna giustificazione), pacati e trasognanti, descrittivi all’estrema potenza (splendide la scene in cui Sèrapine e i suoi quadri appaiono insieme, in una sorta di comunione mistica che ricorda tanto, se non è troppo blasfemo, la comunione di un Dio padre con di uno dei suoi tanti primogeniti). Séraphine Louis (curioso… ve la ricordate Yolande Moreau nei panni bisessuati di Louise-Michel?), passata alla storia come Séraphine de Senlis,  e soprattutto la sua straordinaria, pluripremiata interprete, sono destinate e votate a impressionare i cuori e le coscienze di chi avrà la bontà e la meritata fortuna di trascorre un paio d’ore in loro compagnia.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati