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Figli delle stelle

Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film

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La recensione su Figli delle stelle

di mc 5
8 stelle

Il film è senz'altro ben fatto ed ottimamente interpretato. Il problema, che personalmente non ho ancora risolto, è stabilire se si tratta solo di un film assai carino oppure di un'opera catalogabile più ambiziosamente tra il miglior cinema italiano recente, a fianco di altre produzioni nazionali che quest'anno sono state numerose quanto a qualità e buon livello artistico. Sembrerebbe scontato optare per la prima ipotesi, trattandosi di un'opera tutto sommato leggera, eppure a mio avviso l'originalità della storia e la visuale sociopolitica degli autori rendono la visione del film molto interessante e attribuiscono alla pellicola un valore superiore alla media delle produzioni italiane in circolazione. Formidabile infatti il mix di lieve malinconia, di intelligente ironia su una stagione politica italiana -quella del terrorismo (che si spera definitivamente ormai alle nostre spalle)- e infine anche un tocco sapiente che ci restituisce i caratteri della migliore commedia all'italiana, quella che fotografava miserie e virtù della società con un filo di sarcasmo e disillusione. Abbiamo dunque un manipolo di sfigati, accomunati (ciascuno a diverso titolo) da una rabbia sorda verso una società da cui si sentono calpestati e umiliati. Va da sè che tale loro disagio, per quanto condivisibile, viene incanalato nel peggiore dei modi. E non solo perchè (pur coi toni della commedia) di fatto viene ricondotto ad un atto di terrorismo, ma proprio perchè il loro malessere non ha sbocchi. Ecco il punto. La loro missione fallisce non solo perchè questa banda di "soliti ignoti" è formata da simpatici impediti, ma anche perchè è il senso stesso del terrorismo che è destinato per definizione al fallimento, proprio in quanto ha alla base il perseguimento di un ideale di società che, per quanto intrigante, è fatalmente utopistico. Emblematico, a questo proposito, il personaggio di Battiston, il quale sembra quel soldato giapponese che, rintanato nella giungla, si ostinava a credere che la guerra non fosse finita. I personaggi sono tutti scritti con cura e piacevolissimi. Tutti hanno caratteri in qualche modo di simpatia e tutti hanno spazio sufficiente per esprimere attitudini ed elementi psicologici. Certo, non siamo di fronte ad un trattato politico sul terrorismo, tuttavia il tema viene svolto con una leggerezza talmente azzeccata che si crea nel risultato finale un equilibrio quasi perfetto tra commedia italiana e indagine sui risvolti umani e sociali di una scelta politica estrema. Il cast è di ottimo livello. A partire da un Giuseppe Battiston come forse non l'avevamo mai visto, finalmente fuori dai panni del marito frustrato. Claudia Pandolfi sicuramente la migliore del cast, qua capace, pur in ambito di commedia, di ritagliarsi un ritratto di donna inquieta molto riuscito. Io l'ho trovata stupenda, attenta alle sfumature, sensibile e coinvolta nel personaggio. Favino inanella un'altra perla nella sua già brillantissima galleria di personaggi peraltro assai diversificati, a testimonianza di una rara versatilità. Giorgio Tirabassi nel ruolo del politico sequestrato dai terroristi si dimostra ancora quell'interprete sensibile che già conoscevamo. La sorpresa (in senso assolutamente positivo) è però Paolo Sassanelli, volto incisivo che vorremmo vedere con maggior frequenza sul grande schermo, fino ad ora più presente a teatro e in tv. Forse l'anello più debole di questa catena è Fabio Volo, qui non proprio al massimo della sua espressività, in un ruolo forse un pò troppo svagato e poco definito. Ma, se parliamo d'attori, non posso che elogiare la scelta del regista Lucio Pellegrini di utilizzare una manciata di caratteristi davvero strepitosi, tra i quali spicca quello che è attualmente il migliore in assoluto tra i caratteristi italiani: col suo impagabile faccione, il mitico Teco Celio. Film leggero dal retrogusto malinconico. Godibile.
Voto: 8/9

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