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L'apprendista stregone

Regia di Jon Turteltaub vedi scheda film

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La recensione su L'apprendista stregone

di mc 5
4 stelle

Di solito tendo ad evitare i mega blockbuster che sembra tutti debbano vedere per forza, della serie che se non li vai a vedere quasi non ti senti cittadino italiano come gli altri. Tipo le partite della nazionale di calcio (io poi si vede che devo essere un anti italiano perchè non guardo neanche quelle). E direi che "L'apprendista stregone" (e ancor di più "Shrek") rientra in questa categoria. A dire il vero, infatti, non so quale inafferrabile meccanismo mentale mi abbia stimolato a questa visione. Anche perchè il solo pensiero di ritrovare il parrucchino di Nicolas Cage avrebbe dovuto farmi desistere da ogni tentazione. Forse sarà che l'altra uscita della settimana, il sentimentale "Qualcosa di speciale", anch'esso massacrato dalla critica, si è rivelato invece una piacevole sorpresa, forse anche questo potrebbe avermi influenzato. Con la non trascurabile differenza che mentre la storiella amorosa con la Aniston sembra abbia unito nell'accoglienza freddina sia la critica che il pubblico, al contrario il parrucchino di Cage, a fronte dei giudizi negativi della critica, è balzato subito in vetta alla classifica, con tanto di ingorghi ai botteghini (ho visto gente entusiasta, famiglie in delirio, folle galvanizzate). Il film è un polpettone dark-fantasy di una prevedibilità totale. E visto che non mi aspettavo nulla di speciale, non posso dunque nemmeno parlare di delusione. E' quel genere di film che ti dà esattamente quello ti aspetti. E siccome stiamo parlando di uno standard mediocre, si vede che gli italiani (a parte gli snob come il sottoscritto) sembrano gradire gli standard di questo livello, con la notazione che l'italiota che va al cinema è di bocca buona se è vero che sta accogliendo con ogni onore un film che si è rivelato in America un imbarazzante flop, determinando peraltro l'interruzione del progetto di un sequel. La pellicola è una produzione Disney, e viene da pensare a quanto sia ampio lo spettro produttivo di questa azienda leader nel campo dell'intrattenimento (giovanile e non). Lo spunto mi viene fornito dal trailer che precede questo blockbuster: si tratta del sequel (che si preannuncia assai interessante e peraltro arricchito dalla colonna sonora dei Daft Punk) del mitico "Tron" a cui mi legano ricordi d'infanzia popolati dalla presenza di Jeff Bridges. Siamo dunque dalle parti della tecnologia avveniristica più avanzata e della fantascienza più ardita. Per contro, mi piace segnalare un successo della scorsa stagione, quel memorabile tuffo nella intramontabile classicità Disney che è stato il sublime "La principessa e il ranocchio". E volendo possiamo anche includere nel discorso le produzioni della consociata Pixar, il cui catalogo racchiude alcuni tra i capolavori più eclatanti degli ultimi anni, esempi fulgidi di Cinema altissimo. Eppure, la Disney in questa sua politica di estrema differenziazione delle proposte, ogni tanto produce anche blockbuster tanto tonitruanti quanto sciatti e prevedibili come quello di cui vado a parlare. Cosa salvare di questo film? Il discorso è complesso, perchè i suoi presunti punti di forza ne rappresentano proprio i limiti più evidenti. Chiediamoci cosa vogliono le platee italiane osannanti da questo tipo di blockbuster. Vogliono inseguimenti e combattimenti con contorno di effetti speciali mirabolanti, meglio se conditi con filtri magici e maledizioni di streghe. E allora si accomodino, che la ricetta è servita in tavola. E il film di cui stiamo parlando, al di là del livello -opinabile- degli effetti speciali, altro non è che esattamente questo: un succedersi automatico di inseguimenti in cui il tipo di evoluzione narrativa è rinchiuso dentro uno schema di sceneggiatura che potrebbe averlo scritto un programma di computer senza l'ausilio di mente umana. Qui sta il punto. Si impiegano capitali e budget sontuosi per realizzare effetti visivi strabilianti atti a sortire stupore e meraviglia...ma c'è un "ma". Io non sto qui a discutere la qualità SPETTACOLARE del prodotto, che proprio sulla Spettacolarità è costruito un film del genere, ma la mia domanda è: questo tipo di "spettacolo per gli occhi", nella sua tendenza ad un appiattimento di gusto medio comune, possibile non generi in nessuno un montante senso di NOIA o quanto meno di scontata prevedibilità? Anche volendo restare nel capo dell'intrattenimento adolescenziale, non sarà il caso di esplorare altre strade? Come sarebbe a dire "è il classico polpettone digitale fantasy che il pubblico pretende"? Ma -dico- la Pixar non ha insegnato niente? Ha insegnato che se ci si arma di coraggio e sensibilità poetica, si possono realizzare miracoli. Altro che il parrucchino di Nicolas Cage che fluttua al vento contro draghi digitali e tori elettronici! Emblematico in questo senso lo scontro finale, con un deprimente dispiego di mezzi spettacolari-effettistici di ogni sorta. Una estenuante sfida tra superpoteri talmente piatta e rituale che quella fabbrica automatica di adrenalina in realtà produce solo STANCHEZZA e noia. E, scusate ma...l'ironia dove è finita? Non mi verrete a raccontare che lo stereotipo nerd dell'apprendista bamboccione, quel brutto anatroccolo da sit-com, rappresenterebbe l'elemento ironico? A me è sembrata piuttosto una figurina monodimensionale costruita attorno a dei clichès. Anche se, a proposito di monodimensionalità, il personaggio di Cage stravince su tutto e tutti. Di un piattume ineguagliabile. Personaggi, effetti speciali, schema narrativo: io non sto dicendo che il film sia tecnicamente fatto male, dico invece che la messa in scena è dominata da una prevedibilità che inevitabilmente genera noia. E analizziamo pure il cast, peraltro ben poco sfizioso, se escludiamo (per meriti soprattutto estetici) una incantevole Teresa Palmer, un leggiadro angelo biondo. Non intendo infierire oltre su un Cage ogni volta sempre  più svogliato e gigione. Il cameo di Monica Bellucci è agghiacciante, così irritante che fa venir voglia di appiccare il fuoco alla sala. E Toby Kebbell nel ruolo del maghetto-rockstar vorrebbe essere brillante ma è solo antipatico. Jay Baruchel è oggettivamente bravo e lo ha dimostrato nel "Million Dollar Baby" di Eastwood, dove interpretava un ruolo drammatico. Peccato che dopo sia diventato il "padre di tutti i nerd", restando inchiodato a quel ruolo ed esprimendosi con tutto un repertorio di faccine e di mimiche che lo stanno condannando a replicare sempre lo stesso personaggio del brutto anattroccolo in cerca di rivalsa. Si è costruito una gabbia dalla quale forse gli fa comodo (per ora) non uscire più. La parentesi più dolorosa la riserviamo ad un attore formidabile come Alfred Molina. E' triste vedere un attore eccelso come l'immenso Molina costretto in un ruolo che non gli permette di sprigionare nemmeno un grammo della sua conclamata gustosa indole ironica, perfino lui piegato ad un noioso clichè. Fermo restando che il suo bel faccione rubizzo è comunque la sola cosa da salvare del film (insieme, beninteso, a quella stupendo angelo biondo che è Teresa Palmer...). E con la soave immagine della chioma dorata della Palmer chiudiamo in bellezza il racconto di un brutto film.
Voto: 4

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