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My Son, My Son, What Have Ye Done

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su My Son, My Son, What Have Ye Done

di michele_apicella
8 stelle

Alive and kicking in the US

 

Werner Herzog resta vivo e vegeto: il suo trasferimento in terra americana non ha seccato la sua vena creativa e resto convinto che continuerà a darci film unici e inconfondibili.

Qui la sua collaborazione con David Lynch ci regala un'altra espolorazione nei meandri dell'uomo, un ritratto di un altro marginale nei suoi tortuosi e labirintici percorsi. Come al solito, chi lamenta incomprensibilità della trama, squilibri nella narrazione, poca chiarezza espositiva non ha capito nulla del cinema di Herzog (e probabilmente mai lo capirà, forse è meglio che si dedichi ad altro) : al grande tedesco non interessa raccontare, interessa rappresentare visivamente le tensioni, le atmosfere, le inquietudini dell'uomo moderno, di un singolo piccolo uomo che diviene metefora dell'umanità intera.

 

E per fare questo non servono chiacchiere, non servono storie, servono solo immagini, visioni, rappresentazioni : e qui come al solito ce ne sono a sufficienza per soddisfare gli occhi più avidi di sollecitazioni: le foreste peruviane di Aguirre, il deserto suburbano di San Diego, gli spazi lugubri e soffocanti di un teatro di dilettanti, la figura fagocitante e cannibale di Grace Zabriskie (lychana al massimo grado), le spiazzanti inconografie di animali come struzzi e fenicotteri.

 

Continua così Werner!

 

  • colore: il rosa dei fenicotteri, della casa di Brad, colore simbolico della periferia californiana, dolce e tremendo

 

  • icona: il fenicottero, ostaggio e ossessione

 

  • associazione: per quanto impari l'associazione con Aguirre è ricorrente, anche solo Micheal Shannon ain't no Kinski

 

 

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