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Il segreto dei suoi occhi

Regia di Juan Josè Campanella vedi scheda film

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La recensione su Il segreto dei suoi occhi

di andry10k
8 stelle

Un dramma a tinte crime di pregevole fattura e di molteplici messaggi.

"Digli che... almeno mi parli." Al di là di tutti temi trattati questa è la frase che più mi ha colpito, ma vabbè parliamo del film per chi interessa.


Il regista argentino Juan Jose Campanella nel suo più conosciuto lavoro vincitore dell'oscar nel 2010, il suo dramma a tinte crime che lo ha fatto conoscere al mondo. Si perchè per quanto la trama, o l'indicazione del genere nella scheda del film, faccia presagire di ritrovarci di fronte ad un vero e proprio crime/thriller/giallo dove l'investigazione o l'omicidio o chicchessia sia quello che esce fuori alla fine del film, il risultato invece è un opera che analizza e si concentra su moltissime altre cose utilizzando l'investigazione solo come pretesto.

Infatti la pellicola inizia focalizzandosi più che altro sul personaggio del sempre bravissimo Ricardo Darin, un agente del tribunale in pensione che cerca di scrivere un libro su un caso che ancora lo angoscia a distanza di più di due decenni e da questo pretesto parte poi la serie lunghissima di flashback che ci racconta molto bene tutte le vicende di questo caso (irrisolto o no lo scopriremo) e soprattutto ancor meglio ci viene raccontato il rapporto tra il nostro protagonista e la bellissima Irene, una storia d'amore (si capisce subito che provano qualcosa i due) non troppo fortunata. Flasback che si concludono proprio nell'ultima mezz'ora per raccontarci l'ultima importante vicenda nel presente. Da questo punto di vista il film è scritto in maniera impeccabile. Stiamo parlando di un film quadratissimo, una vicenda raccontata e girata in modo assolutamente non piatto e patinato, e con dialoghi sempre interessanti e mai banali che si sposta dal melodramma romantico, a dialoghi più divertiti da commedia, al crime più spinto, al dramma vero e proprio. Un miscuglio di generi degni del miglior Almodovar.

Questo caso di stupro e annesso omicidio è il motivo scatenante di tutti i temi trattati, ma il caso vero e proprio non è del tutto importante, insomma non ci troviamo di fronte ad un whodunit. Infatti già a metà film il caso principale è chiuso e invece proprio nell'ultima metà il film prende molto più forma e significato. Significato che invece mi sembrava abbastanza confuso e delle tante cose non me ne era arrivata nemmeno una. Infatti non credo di trovarmi di fronte ad un film perfetto, questo significato dietro al titolo per esempio, questo fatto degli occhi che parlano, di questo segreto che si cela dietro agli occhi non mi è arrivato, mi è sembrato abbastanza buttato li solo per incantare, ma un nulla di fatto alla fine. Sarebbe riduttivo pero' fermarsi a questo concetto, perchè il film ne esprime tantissimi altri che solo nell'ultima parte escono fuori, o almeno io sono riuscito a percepirli sono alla fine.

Importante è il modo in cui ci arriva il tema dell'abbandono, del come riuscire a vivere una vita con un vuoto, sia quello del protagonista rimasto per più di 20 anni focalizzato su quel Temo, non riusciendo a sbloccarsi, sia quello di Morales, altro personaggio ben studiato, che ci fa capire quanto sia difficile dimenticare. E poi quella frase detta prima, quella che più mi ha emozionato sul finale anche se c''entra poco nel complesso della storia.

 

Ricardo Darín, Soledad Villamil

Il segreto dei suoi occhi (2009): Ricardo Darín, Soledad Villamil


Un film da vedere assolutamente che piaccia o no, e peraltro questo regista dimostra di non fare solo il suo compitino ma osa in maniera pazzesca. C'è la scena dello stadio che è straordinaria per come è girata. Un piano sequenza di oltre 5 minuti credo, che si apre dal cielo per poi seguire la vicenda più da vicino e inseguire i protagonisti continuamente, scena girata da dio, che rimane cosi', con la bocca aperta, non so se Campanella ne girerà mai un'altra di questa bellezza non so come abbia fatto. Come anche altre bellissime scene insieme ad altre meno riuscite e più stucchevoli (come la classica corsa della donna in stazione mentre i ltreno parte).

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