Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Che essere strano è l'uomo... la seconda cosa che gli piace di più dopo l'idea di guardare due donne che fanno sesso e vedere un film dove altri uomini si massacrano di botte. Raggiungeranno quindi non la vetta ma vertici altissimi di piacere con questo Bronson di Nicolas Winding Refn.
Un film simmetrico dove ogni immagine è costruita (troppo) sulla sua centralità spesso definita dall'attore se non quasi unico direi principale. Un bel pelatone coi baffi con tanti muscoli così come a centinaia ne sono sfilati domenica all'Europride, un Ben Turpin cattivo e a briglia sciolta il cui unico interesse è massacrare e farsi massacrare, possibilmente nudo, meglio ancora se unto di un grasso scuro.
Psicologia assente... quant'è comodo scodellare questi ritratti in cui il punto di vista è esclusivamente estetico e in superficie.. Io però francamente sono proprio annoiata dai ritratti della follia che bisogna accettare pedissequamente. Posso anche comprendere il fascino dell'l'outsider che nel vivere rinchiuso trova la sua libertà nelle regole della carne e del sangue su colui che tutti i giorni timbra il cartellino della propria disperazione... Però dio santo, che so, fate un po' attività fisica e se proprio non vi riesce quella più piacevole iscrivetevi in palestra (dove tra l'altro troverete una concentrazione di Bronson superiore all'Europride ma senza baffi)...
Insomma Winding Refn fotografa la violenza, la "abbellisce" con la consueta estetica della macchina da presa, la condisce con una colonna sonora sulla quale non si può dire nulla di male e ci restituisce un vuoto colmo di aberrazione. Ci fa sorbettare questo Bronson machissimo (anche se nei suoi 34 anni di carcere si può esser certi che gli hanno fatto delle belle feste) di cui non sappiamo nulla.
L'ho trovato noioso e noioso e alla fine due mazzate sui denti gliele avrei date volentieri anche io.
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