Espandi menu
cerca
Nel paese delle creature selvagge

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Nel paese delle creature selvagge

di mc 5
10 stelle

Prima di entrare nel vivo di questo bellissimo film, e prima di giudicarne il valore, vorrei fare il punto della situazione (che non definirei esaltante) circa l'accoglienza da parte di pubblico e critica. Il film pare aver diviso in due i recensori. Intendiamoci, nessuna stroncatura solenne (e vorrei anche vedere, aggiungo io!!) ma comunque possiamo distinguere tra chi ne ha tessuto le lodi incondizionate (secondo i miei riscontri una minoranza) e chi, invece, pur avendolo moderatamente apprezzato, non ha fatto mistero della propria delusione, utilizzando il ricorrente termine di "noioso". Fin qui la critica. E il pubblico? Beh, stando ai primi dati del box office, nel weekend d'uscita nelle sale, il film pare aver offerto una performance molto trattenuta, soprattutto se consideriamo che la pellicola è stata programmata "a tappeto", con una "occupazione" delle sale quasi a livello di cinepanettone. E allora, come si spiega un'accoglienza così diffidente? Secondo me, che (si sarà capito) sono uno strenuo difensore di questo film, c'è un problema di base. Generato dal contrasto tra il proporsi, da parte della distribuzione, come un film di stampo quasi disneyano, o come una pellicola ideale "per famiglie", e invece l'essenza del prodotto che è di tutt'altro orientamento e sostanza. Premesso che non ho letto il "famoso" (così mi dicono) libro da cui l'opera è tratta, mi pare evidente che siamo di fronte ad un film sofisticato, delicato e complesso, (intellettuale?), che, per il "popolo delle multisale", per le famiglie italiane che si cibano per lo più di televisione, alla fine può risultare anche mortalmente noioso. E, preso per buono quest'ultimo concetto, figuriamoci poi quali deleterie conseguenze possa implicare un eventuale passaparola negativo tra chi lo ha visto. Vorrei chiarire che qui non si tratta di fare lo snob o di sentirsi "superiori" rispetto al "popolo bue", ma davvero mi sorge spontaneo un "chissenefrega", l'importante è che chi si sente più prossimo ad una percezione (come dire?) "sensibile" o "letteraria" del film, ne abbia potuto godere appieno (come è accaduto al sottoscritto). Io, che rispetto ad un recensore professionista non devo rispondere a nessuno delle mie opinioni (nè a lobbies di critici nè a direttori di giornale) sono liberissimo di dire, per esempio, che dò il massimo dei voti al film anche solo perchè Spike Jonze lo adoro come cineasta, mi piace la sua testolina piena di fantasia, di idee bizzarre che neutralizzano la banalità, e aggiungo che di fronte ad un autore simile, sono dispostissimo a sforzarmi un pò più del solito per entrare (magari attraversando una porticina strettissima) nel suo mondo, e anche ad adattarmi a quel suo sguardo che coniuga in maniera impagabile e straniante l'umano col surreale-favolistico. E, scusate la franchezza, ma se uno se ne esce (letto coi miei occhi) a definire con disprezzo le "creature selvagge" di Jonze come una variante dei "Teletubbies", beh, io non posso trattenermi dal dirgli a muso duro che è un grande idiota. Perchè poi ho anche notato che parecchi fra i detrattori della pellicola hanno insistito su un concetto: quello che "il film non si capisce bene se sia destinato agli adulti o ai bambini e alla fine sarebbe un pastrocchio che non soddisfa nè gli uni nè gli altri". Tesi che rispetto, ma che non condivido per niente. Per la verità, dopo la visione, ho riflettuto a lungo su questo aspetto. E sono arrivato a questa personale conclusione (attenzione, che non è una frase fatta, ma corrisponde alla mia intima percezione dell'opera): è un film (profondamente) RIVOLTO AGLI ADULTI, ma (profondamente) DEDICATO AI BAMBINI, e vissuto con enorme rispetto sia per gli uni che per gli altri. La trama del film è molto semplice ed è ormai patrimonio di tutti. Un bambino in cerca di attenzioni (negate) si isola in un suo mondo di fantasia che rappresenta per lui sia uno sfogo sia un percorso di crescita da cui poi tornerà, camminando a ritroso, verso il suo ambiente famigliare   che rivedrà con occhi forse diversi. Io, ripensando alle prime sequenze in cui Max (il protagonista) cerca disperatamente di farsi ascoltare, ho fatto un collegamento con un altro recente film, ed è stato un rimando per me talmente spontaneo che mi ha stupito non vederlo evocato in nessunissima recensione. Il piccolo Max, infatti, mi pare cugino stretto della altrettanto problematica CORALINE...anche lei amatissima dai genitori che però non si rendevano conto del suo bisogno d'attenzione, della sua urgenza di riscontri, della sua necessità di verifiche quotidiane con chi gli viveva accanto. E infatti sia i genitori di Coraline, sia la tenera mamma di Max (Dio che mamma stupenda Catherine Keener!!) sono troppo assorbiti dal lavoro, dal proprio stress, dagli alti e bassi della propria quodianità, per sforzarsi di capire la deriva fantastica straripante di fisicità, e l'overdose di emotività infantile di un bambino irrequieto. E a chi mi dice che queste sono banalità da cinematografia per adolescenti, sono pronto a replicare che, nella realtà quotidiana, nella vita vera, al di là della fiction da film, questo è un problema VERO. Pensate per un attimo a quante famiglie oggi comprendono due coniugi che lavorano entrambi e il cui rapporto diretto e concreto coi figli piccoli si fa estremamente ridotto. Questo è un discorso che ci porterebbe lontano e che facilmente mi indurrebbe a scendere sul terreno della polemica, quindi preferisco sorvolare. Lasciatemi solo esprimere il mio giudizio negativo su  quelle mamme che, anzichè stare accanto al proprio figlio piccolo, scelgono magari un percorso di carriera in azienda, così, giusto per dimostrare (a chi...poi?) che anche loro sono in grado di "sgomitare" con stronzaggine squisitamente maschile nel proprio ambito lavorativo. Ma mi fermo qui e torno volentieri al film, del quale posso dire di averlo vissuto lasciandomi letteralmente andare mettendo il mio cuore più che il mio cervello a disposizione delle immagini. E mi sono sentito battere forte il cuore quando all'inizio il piccolo Max soffre, ma tanto, nel non sentirsi prendere sul serio da nessuno, nè dalla sorella occupata a flirtare con gli amichetti, nè dalla mamma affettuosa ma pronta a mettere Max in secondo piano rispetto ad un corteggiatore da lei molto gradito. La situazione a quel punto deflagra, la rabbia di Max esplode e lui corre, corre, corre...lontano, in cerca di un altro mondo che sia fatto più a sua misura, dove lui possa avere riscontri veri, dove finalmente qualcuno riconosca che lui ha una sua personalità, delle qualità, e delle attitudini (perfino ad organizzare e comandare gli altri!). Quello che segue è il cuore del film, cioè l'avventura che Max vive in quell'isola di sogno. E qui arrivano i problemi. Nel senso che lo spettatore non disposto a leggere in chiave letteraria/psicologica/romantica/fiabesca il percorso di crescita di Max è possibile che si faccia sopraffare dalla noia. E' strano a dirsi per un "film di bambini" ma questa è una pellicola che richiede impegno. Perchè attraverso immagini "pupazzesche" trasmette sentimenti e pensieri teneri ma sofisticati. Se si è disposti a farsi coinvolgere (attenzione: non ho detto "a tornare bambini" che è cosa diversa) e a percepire il "senso" di un'avventura del genere, allora la scommessa è vinta, e può diventare un'esperienza indimenticabile fare la conoscenza con questa moltitudine di "pupazzoni", molto incisivi nei loro tratti sgangherati e irregolari e nei loro caratteri confusi e rozzi, ma anche capaci di timidezze inaspettate e di ululati d'amore. Se dovessi estrapolare una frase emblematica da questo film non avrei dubbi; le parole che la mamma pronuncia all'indirizzo di un Max incontenibile, sono le medesime che risuonano sull'isola alla fine dell'esperienza, quando tutto pare deteriorarsi: "TU-NON-TI-CONTROLLI!!". E le sequenze più belle? A mio avviso sia l'ultima immagine prima dei  titoli di coda, con una meravigliosa Catherine Keener che cede alla stanchezza e lentamente si assopisce, sia le numerose scene ludiche sull'isola, coi pupazzoni che liberano i propri istinti spaccando tutto e tirandosi addosso di tutto, ben sapendo lo spettatore che tutto ciò in realtà avviene nella testa di Max, il quale sulll'isola mette letteralmente in scena la rappresentazione della propria personalità. Vediamo a questo punto il cast. Il giovane Max, che nella realtà si chiama proprio Max (precisamente Max Records...sembra il nome di un negozio di dischi!) è incredibile. Osservate il suo viso affranto all'inizio quando emerge in lacrime dal suo igloo che gli hanno appena distrutto, oppure quando sull'isola si lascia andare a dei sorrisi così aperti e sinceri che non pare nemmeno stia recitando. Poi c'è Mark Ruffalo, praticamente un cameo di 5 secondi. E infine una delle donne più eleganti ed affascinanti di Hollywood: Catherine Keener. Un cenno alla colonna sonora: bella da morire, una delle soundtrack più suggestive mai ascoltate al cinema, curata dal veterano Carter Burwell ma anche da Karen-O, cantante del gruppo rock "Yeah Yeah Yeahs", quest'ultima fortemente voluta dallo stesso regista. Concludendo. Spike Jonze è tutto sommato giovane come regista, ha al suo attivo solo 4 film (anche se uno più geniale e creativo dell'altro): da lui mi aspetto, prima o poi, il Capolavoro.
Voto: 10

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati