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Il grande sogno

Regia di Michele Placido vedi scheda film

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La recensione su Il grande sogno

di tafo
4 stelle

Gli ingredienti per fare un grande film c'erano tutti: il regista testimone oculare del 68, un film precedente che era riuscito a raccontare bene un pezzo importante della nostra storia criminale, un titolo azzeccatissimo e volendo anche gli attori. Invece...invece siamo di fronte ad un film , che sarà pure cinema popolare come dice il buon Gervasini, che scorre liscio, troppo liscio tra immagini banali e un montaggio abbastanza confusionario. Un film che gira intorno al 68 ( come le biciclette dei protagonisti sul tetto della scuola ) che utilizza le solite immagini di repertorio, che non riesce a superare una visione stereotipata del fermento giovanile che appare veramente senza fantasia. Il personaggio autobiografico di Scamarcio viene in un certo senso penalizzato dal fatto di non aver voluto fino in fondo fare un film personale sul 68. Il personaggio di Argentero ( non un grande attore ) viene anch'esso penalizzato da un montaggio troppo spezzettato. La cosa migliore del film resta Jasmine Trinca attivista cattolica che scopre la sua sessualità e che rappresenta benissimo un tipo di bellezza discreta unita ad una coscienza politica. Potremmo poi citare in positivo le prove attoriali di Orlando e della Morante che quantomeno rompono la piattezza dell'opera. La scena dello scontro di avola tra carabinieri e contadini è veramente brutta, anche perchè fuori contesto nel suo tentativo di imitare il cinema scandinavo. Ma placido non è Dreyer o Bergman, e il risultato non può che essere un pastrocchio. Non parliamo poi dei rapporti familiari tra la Trinca i fratelli e i genitori, i quali occupano quasi tutta la seconda parte del film all'insegna della banalità. Non parlate per favore di morte del padre o di rifiuto dell'autorità, quando quest'ultima si risolve al massimo nel rovinare i pasti della famiglia. In definitiva  mi convinco sempre più che il grande sogno del titolo si è realizzato come desiderio di alcuni intellettuali ( ?) come Rossella di vedere rappresentati quegli anni in questo modo, superficiale e quasi televisivo che già abbiamo visto con la meglio gioventù di Giordana, il quale però nasceva come prodotto per la tv. In conclusione, per favore non parlate più di Pasolini, se no mi arrabbio.

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