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Italians

Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film

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La recensione su Italians

di Utente rimosso (jagger)
2 stelle

C'era una volta la commedia all'italiana, capace di fare ridere con amarezza sui vizi degli abitanti dello stivale che, a distanza di diversi decenni, non sembrano essere cambiati.
Oggi esiste la nostalgia di volere ripetere i fasti del grande filone, ma la nostalgia si trasforma in arroganza se, a provarci, sono sempre registi inetti che non conoscono il vero senso del paradosso e del cinismo, senza possedere la capacità di analizzare il presente per poterne fare un monito per il futuro.
Fosse un film dichiaratamente sciocco, una commediola da cinepanettone o limitata all'analisi superficiale dell'amore in stile barzelletta come in "Manuale d'amore"... la recensione sarebbe stata meno cattiva. Ma qui c'è qualcosa di peggio.
I due episodi (dal fiato corto e tirati per le lunghe) che vorrebbero essere rappresentativi di una moderna 'italianità non centrano il bersaglio. Italiani ladri, innocenti nella loro colpevolezza, oppure italiani stressati che finscono invischiati in giri di prostituzione nell'est Europa, pur non volendo (figuriamoci), non sono certo quanto di meglio (o di peggio) possa costituire un'istantanea del nostro microcosmo ingombrante. Verdone sprecatissimo in un episodio che, nei momenti migliori, lo vede macchietta di sè stesso e, in quelli peggiori, patetico coprimario da commediaccia anni '70. Sprecato anche Castellitto, sempre bravo, in un episodio meno brutto di quello del collega romano ma che non si salverebbe se non ci fosse lui.
L'Italia vista dagli stranieri? L'Italia vista dagli italiani? Niente di tutto questo: l'Italia vista da chi ci si trova momentaneamente fuori e che decide poi di non volerci tornare. Ma perchè, poi? I motivi ci potrebbero anche essere, ma questo film non è certo un faro di spessore d'analisi. A beffa del nulla assoluto mostrato nella pellicola, nel finale viene anche l'assurdo dubbio che il regista, compiaciuto, abbia voluto dimostrare qualcosa. Che cosa non si sa, bisognerebbe chiederlo a chi ha voluto considerare la pellicola patrimonio culturale importante (!).

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