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Italians

Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film

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La recensione su Italians

di mc 5
6 stelle

Ecco un film che non si sa da che parte prenderlo. Come un oggetto che vorresti maneggiare ma di cui non riesci a distinguere l'impugnatura. Innanzitutto, che razza di film è? E' un cinepanettone fuori tempo? Evidentemente no: ci sono sì delle star, ma manca tutto quel "nulla infiocchettato" che caratterizza i film-strenna, manca quell'assurgere a summa del pensiero nazionale che riveste i prodotti dei Vanzina e di Neri Parenti. Ma in comune coi film natalizi c'è l'intento mai sopito di proporsi come tentativo di ricomporre la salma della Antica Commedia All'Italiana. Eh, la "Commedia", le fischieranno le orecchie, tante le volte che viene citata, quasi sempre a sproposito dai cineasti italiani che la tirano in ballo per nobilitare le loro porcate natalizie. Quello sulla Commedia all'Italiana e sul suo ciclico riproporsi come tale da parte dei registi italiani è un vecchio discorso, troppo impegnativo e importante e non è questa la sede idonea a riprenderlo e sviscerarlo. A me il termine evoca ricordi di infanzia in bianco e nero, vaghi ma pieni di sapori e di aromi forti, e i nomi che mi vengono in mente sono quelli di Grandi Maestri : Monicelli, Germi, Zampa, Salce e tanti altri registi e soprattutto quel manipolo di Mostri che portavano i nomi di Tognazzi, Sordi, Manfredi e Gassman, attori eccelsi e irripetibili sia nel comico che nel drammatico. E proprio quando la mente si fissa su quei ricordi mi verrebbe spontaneo invitare (bonariamente, s'intende) i Vanzina e Neri Parenti (ma anche lo stesso Veronesi) a sciacquarsi la bocca ogni volta che gli scappa di dire quel termine là. Quanto agli attori poi, beh, mi pare lapalissiano che i Mastandrea o gli Accorsi non sono neanche lontanamente parenti di quei quattro Mostri che ho citato prima. Vorrei aggiungere che i registi attuali evocano di solito le macchiette della peggiore "italianità" quasi a sottendere verso di esse ammiccamenti e complicità e perfino una punta di cialtronesco compiacimento. Ci sarebbe poi da riflettere sui recenti rimpasti subìti dai cast dei Cinepanettoni, con l'ingresso di attori cari alla sinistra italiana: Massimo Ghini, Fabio De Luigi, Claudio Bisio, attori solitamente coccolati dal "Manifesto" o da Stefano Benni e che hanno capito, molto semplicemente, come si rimpingua un conto in banca. Ma l'obiettività impone di individuare, rispetto agli autori dei cinepanettoni, qualche punto a favore di Giovanni Veronesi, cineasta per molti versi più raffinato e più "nobile". Eppure c'è un elemento fondante di queste "Commedie" che egli finisce col condividere coi registi natalizi sopra citati (fatta salva da parte sua l'assenza di volgarità e una maggiore asciuttezza): e mi riferisco alla consueta riproposizione dell'equazione "cialtrone = simpatico". E mentre scrivo queste righe, mi sovviene il nome di uno dei miei registi preferiti in assoluto, il canadese Denys Arcand: ecco, lui, con le sue "Invasioni barbariche" ed "Età barbarica", è riuscito a mettere mirabilmente in scena, ricorrendo ad uno stile mai volgare, anzi popolare ma a tratti quasi colto, i segnali del disfacimento di una Società e del suo tessuto, una Società che secondo lui è con ogni evidenza avviata al suicidio; punto di vista, peraltro, nel quale ampiamente mi riconosco. Evidentemente quella sua "chiave" di commedia in stile agrodolce (più agro che dolce) non interessa ai nostri cineasti o forse essi la ritengono troppo "disturbante" per il pubblico "televisivo" che affolla le multisale. Bah. Ok, non è un problema, teniamoci pure le nostre macchiette di italiani furbacchioni in vacanza, che fanno tanta simpatìa, vero? E teniamoci pure, con altrettanta simpatia, il nostro cinema di merda (ops). E dopo questa fluviale premessa,
vediamolo più da vicino, questo "Italians", che l'autore ha tranciato di netto in due parti distinte, separate fisicamente dalla scritta "fine primo tempo". Il primo dei due episodi si inquadra perfettamente in quella caratteristica del cinema "veronesiano" di non essere nè carne nè pesce.
Un episodio, lasciatemelo dire, piuttosto cretino nella sua assurda ed inverosimile sceneggiatura, che poi uno si chiede: "ma come diavolo gli è venuta in mente una storia simile, così improbabile oltre che molto poco interessante??". Ci sono due camionisti che devono trasportare delle Ferrari (rubate) attraverso i Paesi Arabi, ed hanno i volti di Castellitto (bravo come al solito ma qui sprecatissimo) e di Scamarcio (del tutto fuori posto e fuori ruolo). Ma siccome non vorrei qualcuno pensasse che ho qualcosa di personale contro Veronesi, non ho difficoltà a riconoscere che col secondo episodio partiamo col piede giusto, e (qui sì) si può vagamente ravvisare qualche effettivo richiamo alla Commedia all'Italiana. Protagonista è un dentista nevrotico che si imbottisce di pillole (inedito, vero, un Verdone con queste caratteristiche?!!!). Costui deve partire per un convegno a San Pietroburgo (Russia) e, invece, una volta arrivato si troverà al centro di una equivoca e torbida vicenda popolata di mafiosi russi e di mignotte sadomaso. A salvare Verdone dal tracollo psicofisico (e dai proiettili della mafia russa) sarà una pittoresca tribù di piccoli, dolci e poetici orfanelli e una splendida Ksenia Rappoport (attrice e donna che adoro, dotata di quella bellezza di molte donne dell'est, discreta ma affascinante). Dunque il film ha un finale lieto, e quindi si dovrebbe uscire dalla sala col sorriso. Però è assurdo che un secondo episodio dignitoso debba servire a compensarne un primo del tutto inutile e superfluo. E assurdo sarebbe anche consolarsi col fatto che Veronesi ha un pizzico di stile in più rispetto a chi ormai per mestiere confeziona solo Cinepanettoni. Insomma, è sbagliato cercare attenuanti. Certo, Verdone pare aver riacquistato smalto e la Rappoport è brava oltre che bella, ma, signori, il punto non è questo. Il fatto grave è che il cinema italiano (nella sua sezione "commedia") mancando idee nuove, naviga tragicamente a vista. E in questo ambito, se escludiamo (escludiamoli pure!) i Cinepanettoni, ci resta solo Veronesi che una volta all'anno (circa) ci consegna il suo prodotto che, pur avendo il pregio di non essere volgare, in realtà non ha niente da dire. Per ultimo ho tenuto un dettaglio mortificante che va imputato allo stesso Veronesi: nel corso del film appaiono più volte e con evidenza le scritte "Vodafone" e "Coca Cola Zero". Ora: sono abbastanza sgamato da non scandalizzarmi per questo, ma avrò pure il diritto di usare l'espressione "cattivo gusto". O no? Dimenticavo la colonna sonora. E anche qui si denota una certa tendenza al conformismo. Prima andavano di moda "Le VIbrazioni" e infatti Sergio Rubini scelse un loro pezzo come "brano guida" per il suo "Colpo d'occhio". Adesso invece che Le Vibrazioni sono cadute in disgrazia, il gruppo pop "che tira" sono senz'altro i Negramaro. E allora, Veronesi, vai coi Negramaro.
Giovanni Veronesi: un cineasta dignitoso che fa un cinema inutile.
Voto: 6 +

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