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La camera dei morti

Regia di Alfred Lot vedi scheda film

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La recensione su La camera dei morti

di joseba
8 stelle

Dunkerque, una notte di dicembre. Vigo e Sylvain, due tecnici informatici disoccupati, vanno a imbrattare i muri della compagnia per cui lavoravano e poi si lanciano in una corsa a folle velocità su un gigantesco piazzale vicino al mare. Qui, dopo aver schivato un treno merci, travolgono in pieno uno sconosciuto sbucato dal nulla, uccidendolo sul colpo. Sylvain vorrebbe chiamare la polizia, ma quando Vigo trova una borsa piena di soldi (2 milioni di euro) accanto al cadavere dell'uomo investito, convince l'amico a tenersi il malloppo e a sbarazzarsi del corpo gettandolo in uno stagno. L'intera scena è stata vista da qualcuno che tiene in ostaggio una bambina: i soldi servivano a pagare il riscatto di una ragazzina cieca, che viene uccisa con un agghiacciante rituale. Adrenalinico thriller al femminile (protagonista è Lucie, una giovane detective della polizia interpretata da Mélanie Laurent), "La chambre des morts" è un polar con poderosi innesti horror (in questo si avvicina a "L'ultima missione" di Olivier Marchal). Il lungometraggio d'esordio di Alfred Lot mette in scena le indagini della polizia di Dunkerque alle prese con un duplice caso di rapimento (dopo l'uccisione della prima bambina ne viene immediatamente sequestrata un'altra) che si trasforma in un conto alla rovescia (la seconda ragazzina è diabetica e ha i medicinali di sopravvivenza per sole 40 ore) colorato di tinte macabre (il cerimoniale dell'assassinio lascia indovinare l'opera di un serial killer). Ambientato nel paesaggio grigiastro del Nord della Francia (tra Dunkerque e Lille)," La chambre des morts" adotta un taglio narrativo a metà strada tra l'austero dinamismo del thriller/action americano (Demme e Mann sono i riferimenti più evidenti) e l'amaro umanesimo del polar autoctono (l'attenzione alle notazioni domestiche e la propensione a indugiare sulla fragilità delle psicologie). Fondamentali le figure femminili: non soltanto Lucie è protagonista indiscussa della caccia (in questo richiamando la Jodie Foster de "Il silenzio degli innocenti", apertamente citato verso i tre quarti di film con un montaggio alternato "a spiazzare"), ma gli uomini spesso e volentieri fanno osservazioni superficiali e fuorvianti, intralciando involontariamente le indagini. Se la commistione tra i due "sapori" del poliziesco è ben dosata e calibrata (le prime due sequenze sono semplicemente strepitose), "La chambre des morts" mostra alcune pecche nella sceneggiatura (eccessivamente contorta) e, soprattutto, nelle parentesi horror: attinto dalla tassidermia e dall'anatomia necrofila, l'immaginario perverso frequentato dall'esordiente Lot non riesce ad affascinare né tantomeno a disturbare, degradando convenzionalmente in deludente macelleria. Eppure, nonostante una trama eccessivamente ingarbugliata e una deriva orrorifica morbosamente dozzinale, "La chambre des morts" possiede indubbie qualità tecniche (montaggio sincopato, fotografia desaturata e un trascinante accompagnamento musicale) e attoriali (da segnalare, oltre all'ottima prova della Laurent, una magnifica apparizione di Jean François Stevenin nei pannni di un tassidermista), testimoniando la vitalità di un genere, il polar, che in Francia continua a essere laboratorio di sperimentazione linguistica. Inedito in Italia.

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