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The Sky Crawlers

Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film

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La recensione su The Sky Crawlers

di ilcausticocinefilo
8 stelle

 

A quattro anni dal capolavoro Ghost in the Shell: Innocence, Oshii ritorna con un’altra opera d’animazione non adatta a tutti, indubbiamente complessa, probabilmente a tratti un po’ ostica e difficile da mandar giù, ma assolutamente imperdibile.

 

 

 

 

Adattando il romanzo omonimo (primo di cinque) di Hiroshi Mori, la sceneggiatrice Chihiro Ito offre al regista la possibilità di confrontarsi ancora una volta con tanti dei temi a lui cari, in parte già visti nei due Ghost in the Shell (ma non solo): il concetto di “dicotomia” (tanto nei caratteri dei personaggi quanto nello scenario in cui si muovono, scosso da un conflitto sanguinoso con al centro due oscure multinazionali dell’industria bellica, la Rostock e la Lautern, eppure tra un combattimento e l’altro stranamente placido o meglio sospeso, quasi come se la guerra neppure esistesse);

la ricerca dell’identità (attraverso la quale il protagonista Yuichi giunge infine a svelare una terribile verità…);

il ruolo dei media nel sollevare gli animi (suggerendo, per di più, tra le righe, MINI-SPOILER: un possibile legame con The Truman Show [il quale potrebbe forse contribuire a spiegare la sensazione che si ha durante la visione che la guerra entri a far parte della vita dei normali cittadini solo quando accendono la televisione…]); FINE MINI-SPOILER

infine, anzi soprattutto, l’assurdità e l’insensatezza della guerra, però in certo qual modo funzionale a distrarre le coscienze e a perpetuare il miraggio di solidità, compattezza e coesione delle nostre società (Avere sempre guerre ha una funzione. Quella di alimentare l’illusione di pace della nostra società”, dice non a caso d’un tratto la comandante Suito Kusanagi a Yuichi).

 

 

 

 

In altri termini, la guerra non è solo utile agli interessi economici ma anche a quelli del potere in senso lato, in quanto contribuisce a rafforzare il nazionalismo e dunque il “senso di appartenenza” ad una società compatta dagli unici destini, riuscendo così ad oscurare i fondamentali motivi di contrasto che la percorrono, causati da diseguaglianze e disparità, e riuscendo in più a proiettare lo slancio potenzialmente infausto per il sistema verso l’esterno, il nemico di turno additato come unico responsabile di quelle disparità e di quei problemi dei quali nonostante tutto in qualche misura si continua ad avvertire la presenza, e dai quali si ha magari l’illusione di poter liberarsi una volta sconfitto detto nemico, vinta detta guerra, e dunque riottenute quella pace e pacificazione sociale che in realtà mai sono esistite e forse mai esisteranno.

 

Per tramite della tragica condizione dei kildren emerge, inoltre, una riflessione non banale circa la memoria e il tempo (la loro percezione, la loro relatività e soggettività), e viene peraltro veicolato, alle giovani generazioni, ma in generale a chiunque voglia stare ad ascoltare, un importante messaggio teso a scoraggiare l’apatia e la rassegnazione nel momento in cui si ricorda che “anche se la vita fosse eterna, l’oggi è diverso dallo ieri e il domani sarà diverso dall’oggi, e nell’apparente monotonia della quotidianità è invece sempre possibile vedere cose nuove e trarre il meglio da quello che sembra un destino già scritto” (G. Tavassi).

 

 

scena

The Sky Crawlers (2008): scena

 

 

E, comunque, al di là (si fa per dire) delle tematiche, a lasciar stupiti e ammaliati è senza ombra di dubbio il modo in cui le suddette vengono trattate, decisamente inusuale per un film d’animazione: alle concitatissime scene di battaglia (realizzate in straordinaria animazione digitale 3D che arriva molto vicina al fotorealismo) si alternano difatti scene ben più contemplative e raccolte, dal ritmo lento e riflessivo (realizzate in questo caso in animazione tradizionale), nel corso delle quali si approfondiscono i rapporti tra i vari personaggi. Va così a crearsi un contrasto anche visivo tra le due “anime” del lungometraggio.

 

Oshii, poi, per mezzo di alcune accortissime scelte di regia, riesce a trasmettere allo spettatore (così facendo favorendo l’immedesimazione) una generale sensazione di malessere e tristezza che deve essere la stessa che attanaglia irrimediabilmente i kildren, o quantomeno quei pochi con una qualche consapevolezza della loro natura.

La resa d’atmosfera straniante, tragica e malinconica è comunque magnificamente aiutata dalla stupenda colonna sonora ad opera di Kawai (indimenticabile il bellissimo tema principale).

 

 

scena

The Sky Crawlers (2008): scena

 

 

Per concludere, The Sky Crawlers si rivela essere insomma un altro piccolo, grande capolavoro, un altro piccolo, grande gioiello che va ulteriormente ad impreziosire una filmografia già eccezionale.

Un film profondo e stupefacente, capace di sollevare interrogativi importanti, spinosi e sempre attuali. Un anime inconsueto, forse inaspettato, ma proprio per questo assolutamente immancabile per qualunque appassionato del genere ma anche per qualunque appassionato della fantascienza “filosofica” alla P.K. Dick o, per rimanere all’ambito prettamente cinematografico, alla Arancia meccanica. Oppure, perché no, in generale per qualunque appassionato di cinema e letteratura di qualità.

P.S.: Consiglio spassionato: non lasciatevi sfuggire la breve sequenza di chiusura al termine dei titoli di coda.

 

 

scena

The Sky Crawlers (2008): scena

 

 

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