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Black House - Dove giace il mistero più profondo

Regia di Terra Shin vedi scheda film

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La recensione su Black House - Dove giace il mistero più profondo

di mc 5
4 stelle

Tutti sappiamo che esiste un festival che si svolge ogni anno a Udine, il "Far East", in occasione della cui ultima edizione questo film ha avuto una buona accoglienza, e non sono mancate le recensioni positive sui giornali. Anche se le copie distribuite nelle sale sono state pochine. Chi mi conosce, sa che nella mia passione per il cinema esiste una zona d'ombra che mi riprometto da anni di affrontare ma senza mai trovare la chiave giusta. Mi riferisco alla mia diffidenza e alla mia non-attitudine a recepire il cinema che viene dall'Oriente. Ci ho provato in ogni maniera, ma niente da fare: se escludiamo gli action movies di Johnny To e di John Woo, il cinema asiatico proprio non lo digerisco, non riesco ad apprezzarlo. E mi riferisco non solo alle trite e ormai insopportabili storie di fantasmini giapponesi che vagano dentro le case infestate o i fottuti cellulari che anticipano omicidi e suicidi, non solo queste idiozie, ma anche opere unanimemente esaltate quali "Lady Vendetta". Pazienza. Ma non dispero di individuare, prima o poi, il giusto tipo di approccio verso questo cinema. In questa fase dell'estate, tradizionalmente povera di uscite, ho voluto cimentarmi in un tentativo: questo film coreano, affidandomi alle recensioni cartacee e in rete, pareva configurarsi come un interessante thriller-horror psicologico, dunque qualcosa che teoricamente avrei potuto apprezzare al di là della provenienza asiatica della pellicola. E invece è stata una dèbacle. Ho trovato il film insopportabile già dopo i primi venti minuti. E' la vicenda di un impiegato di una compagnia di assicurazioni dotato di indole buona e gentile che però si ritrova a dover lottare duramente sia con un mondo malvagio che punta solo al profitto personale, sia con un proprio passato in cui un evento tragico luttuoso (il suicidio del fratellino) gli ha procurato un angosciante senso di colpa che non lo abbandona mai nemmeno per un istante. Il destino porta costui ad incrociare il proprio cammino con quello di una famiglia di matti che non esitano ad ammazzare famigliari o a procurarsi auto-mutilazioni pur di riscuotere soldi dall'Assicurazione. Come si vede, una trama tragica dove affiora (volendo) qualche risvolto grottesco. Il tono della recitazione è fastidioso, sembra quasi un teatrino del cattivo gusto. Lo sviluppo della storia l'ho trovato assurdo e figlio di una sceneggiatura insoddisfacente. Il modo in cui i personaggi vengono delineati mi è parso quanto meno bizzarro e privo di senso. Ma è meglio che mi fermi qui, anche perchè mi si affaccia il sospetto che probabilmente è proprio il mio atteggiamento negativo verso tutto un modo di fare cinema che costruisce fra me e questo film una barriera invalicabile. Però una cosa la voglio aggiungere: una singolarità di questo film è che quasi tutta la sua seconda metà è occupata da un interminabile finale, che si prolunga scomponendosi in realtà in tre o quattro finali consecutivi, col risultato che anzichè sorprendere lo spettatore si finisce con l'estenuarlo. Anche perchè poi tutti questi finali sono scritti, a livello di sceneggiatura, piuttosto discutibilmente. Se posso permettermi una indicazione al regista, gli avrei consigliato di inserire una venatura di grottesco: avrebbe senz'altro giovato ad un horror che, francamente, risulta un pò difficile da prendere sul serio senza la mediazione di un pizzico di ironia (ahimè totalmente assente). Che dire? Questa visione si è rivelata dunque un'esperienza fallimentare. E va da sè che -scusate il linguaggio spicciolo- a me il cinema coreano non mi frega più.
Voto: 4

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