La recensione su Transsiberian

di andenko

6 stelle

L'elemento davvero di pregio del film è la caratterizzazione della protagonista Jessie (Emily Mortimer), ex tossica redenta dal marito innamoratissimo di lei (Woody Harrelson). Nel contrasto tra i due, la figura della donna emerge in tutta la sua realistica complessità. A parte questo, però, il film non entusiasma. Peccato. Voto: 6,5

Molto tempo fa, trascorsi il mio anno di servizio civile in una comunità per tossicodipendenti. Imparai molte cose. Rimasi spiazzato quando mi resi conto che per un tossico la bugia è sempre la prima opzione e che ricorre alla verità solo se non può farne a meno, come fosse una sconfitta. Sbalorditivo, per me, che vivo esattamente all'opposto.

"Transsiberian" è il solito film sul traffico di eroina. Blandisce lo spettatore occidentale col miraggio evocativo della mitica ferrovia transiberiana, sia nella tratta Mosca-Vladivostok che nella variante mongolica verso Pechino. In realtà, il treno non risulta particolarmente incisivo nell'esperienza emotiva dello spettatore, per quanto sia centrale nello sviluppo della storia. Lo stesso dicasi per il cliché della polizia russa violenta e corrotta.

L'elemento davvero di pregio del film è la caratterizzazione della protagonista Jessie (Emily Mortimer), ex tossica redenta dal marito innamoratissimo di lei (Woody Harrelson), ingenuo e idealista quasi quanto me. Nel contrasto tra i due, la figura della donna emerge in tutta la sua realistica complessità e mi ha ricordato molte situazioni e atteggiamenti osservati in quell'anno di servizio civile.

A parte questo, però, il film non entusiasma. Peccato. Voto: 6,5

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