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Il giardino di limoni

Regia di Eran Riklis vedi scheda film

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La recensione su Il giardino di limoni

di supadany
8 stelle

Un piccolo gioiellino rigoroso, ma anche convinto del messaggio di cui è portatore.

Un conflitto senza fine viene riportato e vissuto all’interno di un piccolo giardino di limoni, oggetto della persecuzione dei diritti umani di un popolo senza giustizia.

Una donna lo coltiva, è tutto quello che le rimane della sua famiglia, con il marito morto prematuramente ed i tre figli lontani da lei, fino a quando il ministro della Difesa (o meglio dire dell’attacco, rappresentato come una persona quanto meno superficiale) si trasferisce al confine con la sua proprietà.

Il frutteto viene a questo punto visto come un pericolo, quasi fosse una foresta irta di insidie.

Questo piccolo luogo è vittima dell’ipocrisia (in un’intervista si sente il Ministro dire che è ingiusto sradicare alberi millenari, ma si sa che è facile palare quando gli interessi sono lontani dal proprio quotidiano essere) e diviene simbolo azzeccato di una visione d’insieme più ampia.

La donna lotterà con tutta se stessa per i propri diritti (abbandonata anche dal credo del suo popolo che osteggia il suo rapporto con il giovane avvocato che gli regala forse l’unica vera felicità di tutta la pellicola), ma dall’altra parte non ci sarà spazio per il suo ostinato, quanto ragionevole, punto di vista.

Solo la moglie del ministro si dimostrerà sensibile, forse perché vive la stessa solitudine della vicina, abbandonata in una villa senz’anima, circondata da soldati e sola nel suo vivere giornaliero.

Bella sceneggiatura che, con semplicità e determinazione, riassume la storia di due popoli nei loro credi e nei loro limiti.

Impossibile non commuoversi di fronte alla protagonista (bravissima l’attrice), alla sua solitudine ed al legame con la “sua” terra.

Commovente ed ingiusto (ma tutti i sacrifici che subiscono i due popoli valgono davvero la pena degli ideali o forse non sarebbe meglio saper ascoltare?), un colpo al cuore che serve per non dimenticare che, di fronte a tante ingiustizie perpetrate nella storia, ce ne sono tantissime che ancora oggi proseguono senza destare più impressione.

Coinvolgente e ben fatto con un finale congruo al resto dell’opera, d’altronde i finali felici esistono solo nei film americani, come dice l’avvocato.

 

 

Eran Riklis

Regia rigorosa, ma anche desiderosa di mostrare il suo contenuto e la realtà delle cose.

Hiam Abbass

Molto brava, intensa e magnetica nel rendere ancora più vivo ed umano il suo personaggio.

Ali Suliman

Convincente.

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