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Henry Poole. Lassù qualcuno ti ama

Regia di Mark Pellington vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Henry Poole. Lassù qualcuno ti ama

di Marcello del Campo
4 stelle

Filone miracolistico. Mark Pellington passa dalla paranoia dei quartieri con le case a schiera di Arlington Road, dove un pazzoide terrorista prepara attentati, al modesto Mothman Prophecies che riprende le modalità persecutorie dei meno riusciti film di Night Shyamalan, fino ad arrivare a questo ridicolo plot da Lourdes del Terzo Millennio. La New Age arriva a un punto di non ritorno (ma quando mai ha avuto un punto di partenza?), approdando a un misticismo fideistico che fa sembrare capolavori Bernadette e Cielo sulla palude (ma Vidor e Genina erano registi popolari e trattavano il tema del rapporto fede-razionalità con i dubbi che è lecito porsi nel dilemma secolare).

Pellington abusa degli artifici tipici dei preti che ingannano il popolo con i miracoli della fede. Non è questo il punto: Dreyer ha scritto un capolavoro come Ordet e chi scrive non è così rozzamente materialista da non essersi mai posto il problema, ma spargere lacrime per novanta minuti senza uno straccio di appiglio filosofico, erigere un monumento alla credulità della povera gente (non è un caso che la devozione è tutta dalla parte della messicana ignorante), approfittare delle reali condizioni dei morenti nella vita reale, è un colpo basso sferrato a chi è affetto da malattie incurabili, poiché infligge loro la punizione di una speranza che non ha riscontri nella storia della medicina.

Certo, la speranza è dura a morire, Ultima Dea - ma il film è dannatamente ricattatorio, immorale, respingente. Luke Wilson passa dalla commedia alla tragedia comica con una faccia mai così inespressiva, anche la bella Rahda Mitchell viene piegata al peggiore ruolo della sua carriera e, se non fossero fuori luogo, si potrebbero salvare solo le canzoni dei Blur, Billy Harper, Bob Dylan e il grande Mark Everett (Eels) la cui famiglia fu miracolata dalla bontà divina: morirono tutti nel giro di una stagione, lasciando a Mark il compito di fare il miracolo e di scrivere le più belle song dell’ultimo decennio.

 

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