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L'anno del dragone

Regia di Michael Cimino vedi scheda film

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Davide Schiavoni

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La recensione su L'anno del dragone

di Davide Schiavoni
8 stelle

(In collaborazione con Mauro Lanari). Stavolta Cimino non ricorre al Vietnam per mostrare la nostra condizione d’onnipervasiva belligeranza. In questo caso l’ambiente è la giungla urbana di “China-Town” (per i latinisti: studioso della Cina=sinologo. Dunque: “Sin City”, città del peccato). La rettitudine del poliziotto Stanley White si svela controproducente e marcia poiché il suo ostinarsi a combattere con analoga strategia il negativo non può che alimentarlo, esacerbarlo, acuirlo, esasperarlo, aggravarlo o comunque ribadirlo perennemente. Stanley, polacco proprio come il papa in carica in quegli anni, intende rovesciare il malefico ordine precostituito in nome di un’etica che, nei fatti, usa la violenza dando così luogo a una sua crescita esponenziale. In questo senso, il duello finale, immortalato da un’efficacissima e memorabile alternanza di campo e contro-campo, suona come la proverbiale vittoria di Pirro. White uscirà vincente dalla fatidica lotta all’ultimo sangue col rivale della mala cinese, però alla resa dei conti il suo trionfo reca i connotati, le stimmate, dell’insuccesso. A dispetto del suo puntiglioso e indefesso lavoro, nulla è cambiato: dal funerale ripreso nell’“incipit” a quello dell’epilogo è un susseguirsi di morti, di soggetti condannati al “peccato” che si succedono l’uno all’altro senza che niente muti nella sostanza. Dal canto suo, il poliziotto ha pagato a caro prezzo il proprio tentativo, distruggendo la sua vita e quella delle persone da lui amate. Il Bene che egli vorrebbe incarnare (White come puro, integro, retto) è in realtà un esiziale delirio d’onnipotenza che porta i segni d’un fallimento di portata incalcolabile: le icone cristiane e i crocifissi appesi alle pareti di casa sua, la nazionalità polacca, la ferita che egli subisce alla mano in seguito a un colpo d’arma da fuoco, l’immersione purificatoria nell’ampia vasca dell’amante sono tutti elementi che riconducono a uno degli ormai grandi scacchi della storia dell’uomo: quello della religione del Nazareno.

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