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L'anno del dragone

Regia di Michael Cimino vedi scheda film

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La recensione su L'anno del dragone

di emil
9 stelle

 

"Questa è la notte buona tesoro, porta una tua troupe al molo 11. Vedremo bollire il riso a Chinatown.

 

Stanley White ( Mickey Rourke )è il nuovo capo del distretto di polizia di Chinatown a NY : è un ex Vietnam, polacco , non ha paura di nessuno, si piega ma non si spezza, e combatte la sua crociata personale contro il crimine.

 

Joey Tai invece è il capo della criminalità organizzata , arrogante,  ambizioso, protetto da antichi equilibri e logiche di connivenza , deciso a disfarsi di un poliziotto che non si può comprare e ad imporre il suo "dictat". Il film vive della forte contrapposizione tra queste due figure antagoniste, ma in fondo simili, seppur mosse da ideali diversi. La loro sarà un sfida mortale, senza esclusione di colpi, senza pietà.

 

È il 1985 quando nelle sale esce "L'anno del dragone". Cimino è reduce dal flop clamoroso de "I Cancelli del cielo", ha sulle spalle il fallimento della United Artist, onta che si porterà fino alla tomba purtroppo (in realtà quando la casa fondata da Charlie Chaplin venne assorbita dalla MGM, era in attivo di 20 milioni). Ci voleva il coraggio di Diino De Laurentis per affidargli un nuovo progetto. Il produttore non si fida però del tutto, tant'è che vuole imporre al regista la sceneggiatura di gente come Richards Brooks; Cimino punta i piedi: sceneggia Oliver Stone (all'epoca ancora lucido) o non se ne fa niente.

E così avvenne.

 

La preproduzione del film inizia senza aver finito la sceneggiatura ( come nel "Cacciatore"); questo permette un maggiore elasticità durante le riprese e diversi cambi in corsa, anche se il rischio è pazzesco. Cimino trascorre quasi un anno a studiare la comunità cinese di New York, la compone su schermo rubando pezzi di Chinatown da altre città d'America , gira in due lingue ogni scena (inglese e mandarino), dando alla pellicola una profondità pazzesca.

 

Stanley White.

Un mix di violenza ed autodistruzione vive nel corpo segnato di questo ruvido sbirro. Un poliziotto scomodo, irriverente ed incosciente, la sua cocciuta indagine porterà dolore e morte anche a chi gli sta vicino. Il "diavolo bianco" , disilluso , che non ha fiducia nella legge , pieno di solitudine e rabbia "che si esprime attraverso una violenza cieca. È un furore sordo, è la maschera che dimostra la sconfitta . È l'individuo che si è fatto caos" ( cit.Gervasini). Un personaggio dirompente, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere . Il ruolo della vita per Rourke.

 

Integrazione e razzismo.

illusione che rimane tale, sogno infranto , mito americano che va in mille pezzi. Utopia America. Non serve a nulla che Cimino scaraventi davanti alla macchina da presa due asiatici anomali (gli attori John lone e Ariane), alti, belli e slanciati. Il film all'uscita venne accusato di razzismo, nonostante il tentativo di emancipazione della cultura cinese (quella buona e quella cattiva), che avviene però non tramite la pacifica convivenza ma attraverso il sangue versato per le strade. Meltin pot? no grazie.

 

Vietnam.

Fondamentale tenerlo presente per comprendere le mille sfaccettature ed i modi spicci e da soldato di White. La guerra è riflessa nel suo squilibrato carattere, lo porta a non commettere gli errori che l'America stessa ha compiuto durante il conflitto ; questa volta White si cala perfettamente nella realtà è nella cultura dei musi gialli , per conoscere davvero il proprio nemico e sconfiggerlo. Come il vero poliziotto losangelino Stanley White, anche Stone e Cimino sono traumatizzati dalla guerra, che li porta a concepire una nazione che ,nel tentativo di recuperarla, ha perso definitivamente la propria identità

 

Capolavoro umanista che mette al centro degli eventi una figura scomoda ma necessaria, per la quale è difficile empatizzare ma che neanche si riesce ad odiare fino in fondo. Analisi lucida e spietata delle contraddizioni di un paese che non è in grado di coltivare i propri sogni e che rigetta i propri figli. "L'anno del dragone" vibra sotto il peso di feroci pulsioni e torbide emozioni; imperfetto (il finale è posticcio per colpa del Final Cut imposto dal produttore), barocco, eccessivo e magnifico (vedasi le scene della sparatoria nel ristorante cinese e nella discoteca), dimostra il grande talento visionario di Cimino. Un opera stratificata e complessa , figlia di un regista fuori dal comune, cantore di un cinema folle che non smette di osare.

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