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Il petroliere

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il petroliere

di NOODLES98
8 stelle

Un cercatore d'argento scava, sperando di trovare il bramato metallo. Scava, suda, lavora duramente, sale e scende su una scala traballante. Cade e si rompe una gamba. Eroicamente, pur di continuare il suo lavoro, continua a cercare. Di argento non se ne vede. Qualcos'altro, però, emerge dal terreno. Dell'oro. Dell'oro liquido e nero. In questo prologo muto di 15 minuti, paragonabile all'Alba dell'Uomo Kubrickiana, sta tutto Il Petroliere e la sua storia dell'Alba del capitalismo.  La vita di Daniel Plainview non sarà più la stessa da quel momento. Tanto che non lo rivedremo quasi mai più al lavoro: si sposterà nell'altra barricata, quella dell'amministrazione spietata, della disonestà e dell'individualismo. Siamo nei primi anni del Novecento, quando il moderno sogno americano non è ancora nato, ma già Paul Thomas Anderson lo riduce in briciole come la testa di Paul Dano nel finale, in un lento e inesorabile declino verso la (auto)distruzione non solo del personaggio principale, ma dell'intera umanità. Non esiste personaggio positivo, all'infuori del figlio adottivo del protagonista. Nessuno è puro, nessuno è onesto, nessuno è pio o santo. Colui che dovrebbe rappresentare questa santità, che dovrebbe combattere per la giustizia, ovvero Eli Sunday, il predicatore (sunday=domenica) che sfida apertamente Plainview, il personaggio per il quale dovremmo parteggiare (infatti lo spettatore, una volta rimasto orfano di un protagonista positivo, è in cerca di qualcuno che gli faccia da contraltare), si rivela in realtà un essere abbietto, alla stregua del petroliere del titolo italiano. Se Plainview è animato da un odio verso il mondo che si manifesta nell'ossessiva e continua ricerca e accumulazione di denaro, l'ossessione di Eli è un'altra: il potere su più menti, obbiettivo che lo porterà a vivere una vita da peccatore, in conflitto con la sua carica ecclesiastica. Non a caso il personaggio del fratello di Eli, Paul (avido di soldi a tal punto da "tradire" il terreno della sua stessa famiglia), è interpretato dallo stesso (e superbo) Dano, scelta volta a rimarcare l'ambiguità e la doppiezza dell'anima del prete, che nel finale si riduce a implorare il suo acerrimo nemico in cambio di soldi, e si rivela capace di rinnegare la sua stessa fede per questi pezzi di carta. Gli stessi che un altro personaggio in un recente film usa per sniffare cocaina prima di appallotolarli e scaraventarli nella spazzatura: se il Lupo Di Wall Street di Scorsese rappresenta un ulterioriore disfacimento di ciò che l'America una volta era (e rappresentava), il Petroliere di Anderson annienta questa mistificazione prima ancora che si formi. Entrambi sono personaggio senza scrupoli, individualisti, ma se Di Caprio rappresentava il capitalismo quasi ossessivo nella sua ostentazione, messo in scena con movimenti di macchina che superano il montaggio per velocità (ed è tutto dire), Day-Lewis ne è la nascita e l'ascesa, riprese con calma e inesorabile determinazione da Anderson. Amalgamato perfettamente con la sua magistrale colonna sonora (scritta da Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead), Il Petroliere (tratto dalla prima parte del romanzo Oil! di Upton Sinclair) è la storia nichilista della distruzione dell'uomo, dove tutti ingannano tutti (quando Plainview crede di aver trovato qualcuno di familiare, nel senso più stretto del termine, verrà tradito, cosa che lo farà sprofondare ancor di più nella sua misantropia) e persino l'atto caritatevole dell'adottare un neonato orfano possiede un doppio fine. La figura mastodontica, protagonista di un'intera epopea, del petroliere non poteva essere interpretata (o vissuta?) meglio da Daniel Day-Lewis, godibile maggiormente in lingua originale, che dà del suo meglio nel meraviglioso finale. Finale che ha dell'apocalittico, come suggerisce anche il più corretto titolo originale. There Will Be Blood. Sarà sparso del sangue. Il sangue è stato sparso. Non si sente più niente. Solo gli applausi.

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