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Quel treno per Yuma

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su Quel treno per Yuma

di FilmTv Rivista
4 stelle

Lo spietato bandito Ben Wade viene catturato dopo una sanguinosa rapina e dato in consegna all'allevatore Dan Evans, che insieme a uno sparuto gruppo di persone (tra le quali il figlio adolescente) deve caricarlo sul treno diretto alla prigione di Yuma, schivando le pallottole dei complici. Tratto da una pulp novel di Elmore Leonard, già alla base di uno dei dieci western più belli della storia, diretto nel 1957 da Delmer Daves, Quel treno per Yuma resuscita momentaneamente il genere americano per eccellenza nella sua sfumatura mainstream. La sola cosa interessante del lavoro di James Mangold è la diversa concezione del protagonista Evans: non tutto d'un pezzo come Van Heflin, il modello del film originale, ma fragile e addirittura fisicamente menomato (ha una gamba di legno, anche se a un certo punto non se lo ricorda più neppure lui, da come corre!). Peccato che l'esperimento fosse già stato fatto dal regista in Cop Land, con Stallone sceriffo sordo. Come dire: l'integrità degli americani, oggi, può essere solo parziale, perché l'innocenza è perduta per sempre. Che con Yuma si voglia riflettere sul presente è un dato di fatto. C'è anche un'improbabile scena di tortura, proprio mentre il tema è caldo tra i banchi del Congresso... È il cinema che latita del tutto. Inutilmente barocco nella forma, con momenti che sembrano parodie degli spaghetti western, infarcito di ridicoli ammiccamenti (si fanno male da soli se citano Fuller!), estremizzato oltre il sopportabile, il film è ridondante e didascalico. Bastavano due battute due per capire le dinamiche psicologiche che avvicinano Wade e Evans, invece lo spettatore viene trascinato suo malgrado in una specie di analisi di gruppo (che comprende anche il bounty killer e il ragazzino...) verbosa e inessenziale, fino a un dilatato finale che più brutto non si può. Hollywood ha perso da tempo qualunque spessore epico, quindi il western contemporaneo o lo si fa "d'autore" (come nel caso di The Assassination of Jesse James) o lo si cerca dove ci sono Bruce Willis, Tommy Lee Jones, Robert Duvall e naturalmente Clint. Uomini che se lo portano dentro, senza bisogno di fingere.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 43 del 2007

Autore: Mauro Gervasini

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