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Quel treno per Yuma

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su Quel treno per Yuma

di nibacco
6 stelle

Dan Evans, per recuperare la mandria che alcuni uomini (gente che doveva riscuotere debiti proprio da lui) gli avevano disperso la notte prima e che avevano dato fuoco al suo fienile, assiste, insieme ai suoi figlioli, all’assalto della diligenza porta valori e all’uccisione di quasi tutti gli agenti.

 

 La banda è quella del famigerato fuorilegge Ben Wade, che dopo il colpo si separa. Ben si reca nella cittadina di Bisbee e si intrattiene in dolce compagnia.

Qui viene arrestato dallo sceriffo il quale raduna subito degli uomini per condurre il bandito alla prima stazione ferroviaria e metterlo sul treno per il carcere di Yuma.

 

Dan, che è indebitato e ha bisogno di denaro, si offre volontario. Il viaggio è lungo e insidioso ma nonostante tutto, il gruppo riesce ad arrivare a Contention dove prende una stanza d’albergo. Quasi in contemporanea arriva il resto della banda di Ben. Sono in troppi, inoltre, i banditi mettono una taglia sulla testa degli uomini che scortano il prigioniero. C’è paura e tutti si fanno da parte. L’unico a restare è Dan. Riuscirà da solo a superare quel mezzo miglio di distanza che separa l’hotel dalla stazione e mettere il bandito sul treno in partenza, alle ore 3:10, per Yuma?

 

E’ il remake dell’omonimo film del 1957 e come la maggior parte dei remake, risulta la brutta copia dell’originale.  Un western psicologico dove un contadino onesto, ex combattente nella guerra civile che ha perso mezza gamba; e un efferato fuorilegge, sarcastico e spavaldo, si ritrovano a simpatizzare e ad aiutarsi a vicenda.

 

Diretto dal regista James Mangold, il film ha un inizio interessante, un’attrattiva che si perde man mano che la pellicola scorre, fino alle scene finali, poco credibili. Fianco a fianco, a spalleggiarsi a vicenda, sotto il fuoco incrociato dei banditi, Dan e Ben corrono come lepri e saltano come grilli da un tetto all’altro, verso la stazione dove il prigioniero dovrà salire su quel fatidico treno.

 

L’unica cosa piacevole del film è vedere recitare insieme due giganti del cinema internazionale. Buona la colonna sonora del compositore di origine italiana Marco Beltrami.

 

Il film è tratto da un racconto di Elmore Leonard, lo stesso autore del romanzo “Hombre” dal quale il regista Martin Ritt trasse un capolavoro filmico. Non oso immaginare un remake di “Hombre”, perciò mi auguro che a nessun regista venga in mente un’idea del genere.

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