Regia di Mikael Håfström vedi scheda film
Ricordo con piacere lo stupore che codesta pellicola aveva procurato in me alla prima visione. Se all’inizio può risultare banale, a tratti spenta, dopo circa mezz’ora, o poco più, il racconto visivo comincia a farsi interessante. Pur essendo un’assidua lettrice, il racconto di King da cui la pellicola è stata sceneggiata, sfugge ancora alla mia lettura, quindi, mi baso solamente su ciò che ho visto e sulle sensazioni che mi ha suscitato il film di Håfström, senz’altro supportato dalla buona prova recitativa di John Cusack, protagonista dalle convinte idee scettiche a proposito dei fenomeni paranormali che smentisce per lavoro. Ma la camera 1408 del Dolphin Hotel a New York non fa parte delle dieci case infestate che lui ha smascherato nel suo ultimo libro, quella camera ha davvero qualcosa che non va. Mike Enslin deve vedere per credere e dopo aver ricevuto un invito di sfida, decide di farsi ospitare nella camera incriminata, nonostante gli avvertimenti del direttore Olin, un Samuel L. Jackson antipatico e inquietante che invano cerca di dissuaderlo. Succederà di tutto. Non voglio toglierei il gusto a chi ancora non l’ha visto ma la fotografia, le luci e le ombre, i toni scuri che abitano la camera, sono perfetti e suggestivi, gli effetti speciali necessari ma mai eccessivi, l’attenzione si mantiene alta e la beffa è dietro l’angolo. Di certo il racconto sarà molto più bello, come (quasi) sempre un libro, a cui un film si ispira, se poi contiamo che è scritto da Stephen King lo saraà (probabilmente) anche di più, ma la pellicola affascina e spiazza in più occasioni, se non fosse per quell’incipit lento e per la colonna sonora quasi inesistente e dimenticata… Più di tre stellette ci sono, un'altra mezza sicuro ma non mi sento di assegnargli la quarta.
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