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Jesus Christ Superstar

Regia di Norman Jewison vedi scheda film

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La recensione su Jesus Christ Superstar

di ligeti
8 stelle

Un musical che ha per protagonista Gesù Cristo non è certo una cosa che capita di vedere tutti i giorni. All’inizio del film, un gruppo di hippy sessantottini che sembrano usciti dritti da Zabriskie Point arriva, a bordo di un autobus, nel deserto della Palestina, che a sua volta ricorda da vicino la Death Valley di quel film. Iniziano ad indossare costumi e a truccarsi, quasi come in una sorta di fantasmagorica rivisitazione storica felliniana (ricordate il Fellini-Satyricon?). Mettono quindi in scena un musical sugli ultimi giorni della vita di Gesù, nel quale è centrale la figura di Giuda Iscariota, che viene interpretato da un attore di colore e che rappresenta, in un certo senso, lo “spirito ribelle” dell’epoca. Proprio perché fortemente legato all’epoca in cui venne concepito (prima  di tutto come spettacolo teatrale) da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, Jesus Christ Superstar rischia oggi di risultare irrimediabilmente datato, sia a livello di rielaborazione parzialmente ironica e parodistica del Nuovo Testamento, sia a livello di messinscena (alcune coreografie e costumi, nonché personaggi, appaiono oggi alquanto ridicoli). Bisogna riconoscere però quanto il Gesù rock di questo film sia alla fin fine molto meno manichino e molto più “pulsante” di tante altre trasposizioni cinematografiche: pensiamo ai santini zeffirelliani e, ahinoi, rosselliniani, ma soprattutto al film davvero pornografico di Mel Gibson. La scena nel Getsemani (secondo chi scrive, la migliore del film) basterebbe da sola a dare spessore psicologico al personaggio e a renderlo molto più umano di quanto non faccia chi vuole ridurlo a nient’altro che un martire, con vere e proprie attenzioni da voyeur e con l’unico intento di arricchirsi (chi ha orecchie per intendere, intenda). Se dunque questo Gesù è molto più vivo di tanti altri, non è solo per il ritmo da rock-opera e per il contesto musical semi-parodistico che rende certe stilizzazioni molto più accettabili che altrove (i romani cattivoni come nei fumetti di Asterix & Obelix lo accomunano a La passione di Cristo). È anche e soprattutto per l’idea di un Gesù superstar, da contrapporre al volere oggi quanto mai imperante che lo vorrebbe ridotto a puro simbolo morto, a figurina accomodante e rassicurante, a “tradizione” da preservare al pari del presepe, a un crocifisso di legno da affiggere nelle aule (laiche) delle scuole e dei tribunali: in questo senso, il film è ancora modernissimo e, anzi, forse addirittura più necessario oggi di quanto non lo fosse allora. VOTO: 3,5/5

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