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Cemento armato

Regia di Marco Martani vedi scheda film

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La recensione su Cemento armato

di Utente rimosso (Bright Parker)
8 stelle

La Roma Vera non è quella del Colosseo, di Piazza Navona, dei raduni giovanili, degli i-pod, delle chat…la Roma Vera è quella isolata, quella grigia, sporca e notturna, quella dove non succede niente ma succede Tutto, quella dove, visto che siamo in tema, i ragazzini di “Notte prima degli esami” se la “farebbero sotto” dalla paura, e la paura non è quella della bocciatura, bensì quella di incontrare persone che, come loro, non hanno la benché minima voglia di studiare ma hanno invece tanta voglia di fare a cazzotti. La Roma che ci viene raccontata nell’opera prima di Marco Martani, sceneggiatore, guarda caso, dei due episodi di “Notte prima degli esami” e di vari “cine-panettoni” firmati Neri Parenti, trasuda sangue, crimini, vendette, insomma, tutto ciò da cui il nostro cinema, ormai da parecchi decenni a questa parte, ci aveva tenuti ben distanti.
E’ bene mettere in chiaro un particolare concetto: se “Cemento armato” fosse stato girato e conseguentemente distribuito nelle sale alla metà/fine degli anni ’70 sarebbe considerato oggi un piccolo capolavoro, e non credo di esagerare. Questo è un punto di vista del tutto personale, che può essere condiviso o meno, ma quello che è certo, è che il film di Martani, nel bene o nel male, riesce nel difficile compito di comunicare “qualcosa” al nostro pubblico, ovvero, l’esatto contrario di quello che hanno fatto, negli ultimi anni, la maggior parte dei prodotti propinatici dai vari distributori cinematografici nostrani.
“Cemento armato” è dotato di una solida e avvincente storia strutturata con accuratezza e impegno, che lascia da parte le moine e i capricci adolescenziali dei “teen-movie” di cui sopra, inoltrandosi negli impetuosi e difficili vicoli del genere noir: una giornata come tante altre si trasforma in un’inevitabile tragedia. Diego Santini (Nicolas Vaporidis), un ragazzo “di quartiere” come tanti, con alle spalle alcuni precedenti per atti di vandalismo, esce di casa con il suo motorino (rubato) per fare delle “commissioni”; durante il suo tragitto, rimane imbottigliato nel traffico, così, per non perdere tempo, si fa spazio tra le auto rompendo uno ad uno gli specchietti (una ragazzata per cui, tra l’altro, era già finito nei guai qualche tempo prima). Questa volta, però, tra tutti gli specchietti rotti c’è anche quello della Mercedes del “Primario”, uno spietato boss che gestisce tutte le attività malavitose della zona. Egli, abituato ad essere venerato e rispettato, non può certo passare inosservato su questo fatto, iniziando così una morbosa ricerca verso quello “stupido ragazzino” che ha rotto il Suo specchietto.
Gli ingredienti di un noir “come Dio comanda” ci sono tutti, senza rilevanti esclusioni, e sono trattati nella sceneggiatura, scritta a sei mani dallo stesso Martani affiancato dal fido collaboratore Fausto Brizzi (regista de “Notte prima degli esami”) e da Luca Poldelmengo, con l’uso di una struttura narrativa colma di tensione e priva di compromettenti distrazioni e ingenuità. Anche l’intero cast di attori dimostra di saper sostenere i ritmi di questo genere assai ingannevole. Su tutti spiccano un Vaporidis eclettico e mai visto prima, che finalmente si scrolla di dosso l’immagine stereotipata dell’idolo delle ragazzine cimentandosi in un ruolo a lui fino ad ora estraneo, sostenuto da una Crescentini in stato di grazia, anch’essa completamente “stravolta” da un personaggio (Asia) fuori dagli schemi che hanno contraddistinto la bella Azzurra co-protagonista di “Notte prima degli esami – Oggi”. Faletti, purtroppo, rappresenta uno dei pochi passi falsi del film, che seppur riesca a disegnare un personaggio viscido e senza scrupoli, è condizionato da una dizione ben poco orecchiabile e da una recitazione tipicamente “da copione”. Non deludono però i bravissimi Dario Cassini, conosciuto soprattutto per essere uno dei comici/intrattenitori del celebre show televisivo “Colorado Cafè”, nel ruolo del poliziotto corrotto, Matteo Urzia nei panni del fratello minore di Asia (Crescentini), Pietro Ragusa (uno degli “scagnozzi” del “Primario”) e il mostro sacro Ninetto Davoli (indimenticabili le sue interpretazioni in varie opere del Maestro Pier Paolo Pasolini).
In definitiva, si può certamente affermare che “Cemento armato” riporta in vita alcuni sprazzi del grande cinema italiano che fu, regalando uno spettacolo della durata di un’ora e mezza, mai ingombrante, che tiene lo spettatore costantemente “sul filo del rasoio”, di cui ci si può considerare pienamente soddisfatti e appagati.

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