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Stepping -­ Dalla strada al palcoscenico

Regia di Sylvain White vedi scheda film

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La recensione su Stepping -­ Dalla strada al palcoscenico

di chinaski
4 stelle

Dopo aver visto il fratello morire, DJ, protagonista della storia, lascia Los Angeles per trasferirsi ad Atlanta e frequentare l’università. La vita degli studenti americani (se sono di colore non importa, basta che siano alto-borghesi) sembra essere meravigliosa, l’unica preoccupazione è quella di prepararsi per l’annuale gara di stepping e rimorchiare le ragazze. Si studia a tempo perso, intanto una volta usciti il lavoro è assicurato.
Per chi non lo sapesse lo stepping è il ballo che per tradizione viene eseguito nei circoli studenteschi afro-americani e vede le diverse squadre (appartenenti alle varie confraternite) impegnarsi in complesse coreografie accompagnate da suoni ritmati eseguiti soltanto con i movimenti dei piedi e delle mani.
DJ, a differenza degli altri studenti, non è di famiglia ricca (viene infatti ospitato dagli zii) e quindi deve lavorare per pagarsi gli studi. Si ritrova, in questo modo, un gradino sotto agli altri. Ma attraverso la sua bravura nello stepping conquisterà il rispetto dei suoi compagni e il cuore di una ragazza, niente meno che la figlia del preside dell’università.
Prodotti come Stepping sono il chiaro frutto di abili operazioni commerciali costruite a tavolino, dove tutti gli elementi della sceneggiatura sono assemblati per ottenere una loro immediata fruibilità. Ogni aspetto è curato per non urtare la sensibilità di nessuno e per essere apprezzato (e consumato) da tutti. I messaggi rivolti al pubblico adolescenziale sono di facile interpretazione. La fede in se stessi, l’importanza di un gruppo, la possibilità di emergere attraverso le proprie forze e il proprio impegno. Ogni occasione è poi buona per inserire una sequenza di stepping, forse una tra le manifestazioni corporee umane più demenziali a cui si possa assistere.
Immancabile (e più che mai ipocrita, visto le finalità puramente commerciali di questo prodotto) è la presenza della memoria storica degli afro-americani. In una sala dell’università si ritrovano immagini di Martin Luther King e Rosa Parks, cosa c’entri la lotta per i diritti umani con la pratica dello stepping è facilmente intuibile. Tutto quello che fanno i neri (per chi ha scritto questo film) è di per sé un atto di affermazione dei propri diritti, così in questo modo anche lo stepping acquista valore e diventa mezzo di emancipazione socio-culturale. Il film è un esempio perfetto della degenerazione del musical (dove le coreografie, un tempo, erano espressioni codificate dei sentimenti e degli stati d’animo dei personaggi) e dell’enorme lavoro che ad Hollywood continuano a svolgere per accaparrarsi pubblico, mischiando di tutto, nella ricerca del cocktail perfetto.

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