Regia di Michael Bay vedi scheda film
Il solito Michael Bay dai pochi pregi (la qualità tecnica delle trasformazioni, nella fattispecie) e innumerevoli difetti. Lontanissimo lo spirito dei veri “Transformers”, cartoons anni '80, inesorabilmente tritato dal frullatore hollywoodiano.
Michael Bay, professione dichiarata regista, professione effettiva: macchina da soldi. Che dire? Nessuno come lui impersona quel che Hollywood è diventato: un'industria nel senso più stretto del termine, dove l'arte non fa più nemmeno capolino e gli sceneggiatori sono tanto utili quanto un grammofono in un paese di sordi. 150 milioni di budget non sono bruscolini, ma i 700 incassati rendono “Transformers” l'ennesimo successo commerciale di Mr. Miliardo Bay. E, per carità, la parte tecnica è curatissima, con transformazioni macchina-robot e viceversa che rasentano la perfezione. E questo gli vale il 4 in pagella anziché il 2 che non si può non assegnare a un copione pieno di incongruenze e che inoltre incensa la purezza d'animo delle forze armate americane (che c'entravano ben poco coi veri Trasformers, disegni animati degli anni '80/'90), e non risparmia frecciatine razziste del tipo: “This is too smart for Iranian scientists” (“È troppo intelligente per gli scienziati iraniani”), e si permette persino il lusso di un'autocitazione (“È meglio di Armageddon”).
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