Regia di Woody Allen vedi scheda film
Allen, dopo il successo inaspettato di Match point, si trova a dover realizzare in fretta un progetto che lui stesso dichiarerà non del tutto soddisfacente; vira indietro per un attimo, tornando alla commedia, e si inserisce nel cast. Purtroppo però il suo ruolo e le sue battute sono poco pungenti o ficcanti per ciò a cui ci ha abituati (Hollywood ending è di soli quattro anni precedente ed è decisamente un discorso migliore). E' invece solare, al posto giusto e padrona della scena la Johansson, confermata come musa del regista e scelta senza dubbio azzeccata. Il punto della commedia è tutto sul dubbio, sul sospetto; riprendendo il filone delle indagini 'caserecce', degli improvvisati detective alla Misterioso omicidio a Manhattan, Allen marca una linea netta fra realtà e fantasia (l'effettiva colpevolezza di omicidio) e continua ad andare e venire al di qua ed al di là di questa linea per tutto il film, alimentando entrambe le possibilità - innocenza e colpevolezza - con la sua ferrea logica concreta, fatta di numerosi indizi a favore o a sfavore di Lyman. Insomma la questione è che "non tutto a questo mondo è sinistro": Woody Allen improvvisamente ottimista? Il finale beffardo non manca.
Un giornalista, morto di recente, appare ad una studentessa di giornalismo per rivelarle un possibile scoop: il giovane e ricco Peter Lyman è un serial killer. Lei si mette ad indagare insieme all'amico mago Splendini, ma le rivelazioni saranno ben due: Lyman è in realtà innocente (o quantomeno il colpevole sembra essere un altro) ed è pure piuttosto avvenente e ricambia le attenzioni della ragazza.
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