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Un giudice di rispetto

Regia di Valter Toschi vedi scheda film

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La recensione su Un giudice di rispetto

di luposolitario
4 stelle

Sebbene la regia sia accreditata all'attore Valter Toschi, il film è di Bruno Mattei, il quale si limita a firmare soggetto, sceneggiatura, montaggio e amichevole supervisione alla regia, ma non reclama l'autentica paternità dell'opera unicamente per ottenere il finanziamento dell'articolo 28, pensato per gli esordienti. Premesso ciò, quando ci si trova di fronte a un titolo del compianto Mattei si hanno solo due giudizi possibili tra cui scegliere: mediocre o pessimo.
In questo caso non abbiamo di fronte a un capolavoro del trash ma un semplice e banale filmetto. La mano di Mattei si sente ugualmente in ogni inquadratura e la storia è, come sempre, stilizzata al massimo. Verrebbe da pensare che l'antieroe della cinematografia italiana conescesse ogni argomento solo per sentito dire.
Così ci troviamo a seguire le gesta del magistrato siciliano Francesco Di Nardo che all'inizio degli anni Settanta viene trasferito da Roma a Oria, perché troppo scomodo. Arrivato in Puglia, Di Nardo comincia a tirare le orecchie ai carabinieri perché non si fanno la barba, non sono puntuali e soprattutto abusano del loro potere. Il tempo di guardarsi intorno e decide di procedere con il primo arresto. Perciò, con la barba di tre giorni e un mitra in mano, fa irruzione senza mandato in una masseria, punta l'arma alla testa del proprietario e colpisce nello stomaco il suo amico.
Poi si dimette perché non può processare nessuno e si ri-assume e processa tutti. Cosa sia successo in quei trenta secondi di intermezzo non è chiaro.
Le immagini di repertorio sui titoli di testa e la voce fuori campo su quelli di coda ci dovrebbero indurre a credere nell'autenticità della storia. Ovviamente chi scrive non conosce nessun Di Nardo che "nel 1981 si è dimesso dalla magistratura e se ne sono perse le tracce".
L'audio fa un po' schifo e certe battute si stenta a comprenderle. Peggiore è però la fotografia. Le scene sembrano infatti girate senza luci e i volti sono perennemente al buio. A volere essere avanguardisti, potremmo dire che è un film di sagome.
Chiudo ricordando che in questo mafia-movie del 2000 sono stati coinvolti, oltre a Sperandeo nella parte del magistrato, anche Tiberio Murgia e Philippe Leroy.

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