Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film
In un futuro prossimo (2027) la Gran Bretagna è l'ultimo rifugio della civiltà, almeno per quanto riguarda l'idea di una società organizzata. Altrove la crisi economica legata ai movimenti di immigrazione di massa, al riscaldamento globale e a chissà quant'altro, ha spazzato via l'idea di Stato e dappertutto degrado e ribellione la fanno da padroni.
In una Londra grigia, militarizzata, che deporta i profughi e i migranti clandestini in gabbie o campi di lavoro, la folla si paralizza per un attimo alla notizia che baby-Diego è stato ucciso. Baby-Diego: ossia l'essere umano più giovane del pianeta, un ragazzo di 18 anni sotto la continua luce dei riflettori per il fatto d'essere l'ultimo nato dopo la misteriosa e gravissima infertilità che ha colpito tutte le popolazioni a qualunque latitudine.
E così le persone tirano a campare o continuano a morire senza sapere se per il genere umano ci sarà un domani....
Fantascienza distopica allo stato puro, pessimista come non mai, nata dalla penna di una scrittrice che non scrive SF di mestiere (Phyllis D. James) e resa ancora più angusta e claustrofobica dalla macchina da presa diretta da Cuaron, che mostra una realtà differenziata in base ad una scala di grigi, dalla Londra desolata e sporca dei cittadini comuni ai ghetti abitati dai migranti, deturpati da immondizia, cadaveri e detriti in una sorta di moderna e minacciosa casbah.
Sequenze di scontri a fuoco così realistici da far pensare che Cuaron si sia ispirato (era il 2006) più che all'immaginifico cinematografico a reali conflitti in corso o appena accaduti (quelli in Iraq, ma soprattutto quelli della ex-Yugoslavia) sotto una cappa mista di paura, cinismo e indifferenza per un'umanità che non ha più nulla da sperare, salvo ... il miracolo.
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