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Il castello di Dracula

Regia di Al Adamson, Jean Hewitt vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il castello di Dracula

di undying
3 stelle

Una versione fantozziana del conte Dracula, scritta, girata e interpretata con i piedi. Cinema nato in un contesto di tale sciatteria che finisce, nell'ironico esito, per divertire controvoglia.

 

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Frank (Glen nella versione inglese), fotografo di professione, riceve la comunicazione che il centenario zio Thomas è morto. Di conseguenza entra in possesso, in qualità di erede, del castello di Rock Falcon, in Arizona. La proprietà, da oltre sessant'anni, è affittata al conte Townsend. Frank, deciso a trasferirsi assieme alla fidanzata Liz, raggiunge presto la tenuta. In realtà, dietro falso nome, il conte Townsend è Dracula: vive di notte, in compagnia della centenaria sposa, servito dal maggiordomo George (John Carradine) e il custode ritardato Mango. Nelle cantine sono segregate ragazze, destinate a fornire il necessario sangue di cui i due vampiri si nutrono. A complicare le cose, per Frank e Liz, è anche la presenza di Johnny, un serial killer (o lupo mannaro a seconda della versione: cinematografica o televisiva) in fuga, ospite del conte Dracula.

 

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Frank: "Lo zio Thomas se n'è andato..."

Liz: "Mi dispiace, Frank!"

Frank: "Non è nulla di tragico. Voglio dire... aveva 108 anni e mi ha lasciato in eredità un castello!"

 

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Con dialoghi di questo tenore, Al Adamson (uno dei peggiori regista in circolazione dell'epoca, estremamente prolifico sul finire degli Anni '60) non può certo puntare sulla sceneggiatura (opera di Rex Carlton). Tra un cineasta che non ha il minimo senso dell'estetica, che gira con camera a mano ottenendo riprese che sembrano fatte da un bambino di dodici anni e dialoghi solo in parte volutamente ironici, ci si aggiunge una fotografia indecente, in grado di oscurare i volti dei protagonisti anche nelle riprese soleggiate. Al limite, però, non c'è fine: perché gli attori se la prendono anche loro sul ridere, così il conte Dracula ha l'aspetto di uno stoccafisso e la sua consorte (il cui ruolo era stato pensato per Jayne Mansfield, morta in un tragico incidente stradale prima delle riprese) lo segue a ruota. Nonostante l'indecente livello del girato, Blood of Dracula's castle riesce in parte ad essere divertente. Al Adamson, probabilmente consapevole del risultato, ad un certo punto getta la spugna, abbandona il genere e rasenta il grottesco, guardando probabilmente ai protagonisti della... Famiglia Adams(on). L'incidentale dipartita, cadendo dal pianerottolo, del maggiordomo è tutta da ridere. Non c'è dubbio: questo è davvero un classico esempio di so bad so good.

 

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Liz, durante la notte viene svegliata dalle urla delle ragazze prigioniere nel sotterraneo. Scende in perlustrazione e incontra il maggiordomo (un Carradine da parodia) il quale, alla domanda "Avete sentito degli urli?", replica: "Urli? Dovete avere sentito il nostro Tucano, un uccello tropicale..."

 

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