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Il custode

Regia di Tobe Hooper vedi scheda film

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La recensione su Il custode

di PompiereFI
2 stelle

Se siete in cerca di una serata trash e volete condividere grasse risate con gli amici, questo è il film che fa per voi.

I traslochi sono sempre faticosi, a volte perigliosi. Anche quello della madre Leslie con i due figli, un maschio in età adolescenziale (Jonathan) e una femmina più piccola (Jamie), presso una catapecchia fatiscente e prossima al crollo, oltretutto con vista e confini sul cimitero! A chi non verrebbe la voglia di dare una svolta alla propria vita andandoci ad abitare? Impianto elettrico perfettamente funzionante a lume di candela e impianto idraulico assicurato da una pozza d’acqua che circonda la casa, non appena piove un po’ di più… La famiglia Doyle sa fiutare un affare!

D’altronde la mamma è in carriera, è una creativa, ha un talento fuori dall’ordinario e quindi cosa c’è di meglio di una casa con camera mortuaria annessa dove portare due giovani creature per sentirsi in pace con il mondo? E poi, come fa le imbalsamazioni e le ricuciture lei non le fa nessuno: mentre è all’opera, rigorosamente senza mascherina, segue le istruzioni sull’enciclopedia. Uno spasso vederla combinare guai, durante le sue operazioni nell’obitorio, come fosse una Fantozzi qualunque.


Ovviamente si seguono alla lettera tutti i caratteristici e insani comportamenti dei personaggi da film horror dichiarato. C’è un’angusta scaletta buia che conduce a una soffitta maleodorante e sinistra? Non resta che fiondarcisi dentro senza pensarci due volte. Chi non lo farebbe, d’altronde? Ci sono delle ombre sinistre che si muovono nel cimitero? Una bella passeggiata notturna tra i sepolcri non ce la toglie nessuno, magari gustandosi una sigaretta. Non mancano giovanottelli ritardati che portano tra le tombe le ragazze del posto per avere un po’ d’intimità… Sono più deficienti loro oppure chi ha avuto la pensata di poter rendere credibile una “panzanata” del genere?

Da Oscar il comportamento compassato della madre: di fronte a un’evidente abitazione minacciosa e in disfacimento, gira per le stanze come se si trovasse nel confortevole villino di una delle Desperate Housewives… 

E’ talmente forte l’urgenza e la voglia di spaventare che ci si dimentica pure che esistono gli orologi e il tempo che passa diventa un optional: in 8 minuti cronometrati di girato senza stacchi si passa dal sole accecante alla notte più profonda.

La sceneggiatura procede con battute allucinanti: gli avventori sembrano capitati lì come se fossero impresari edili dediti alla ristrutturazione: “C’è tanto da fare, vero?”, “Vedrete come la rimetteremo in sesto”, “Qui fuori faremo crescere un bel giardino con le buche per il golf”. NO! Le buche ci sono già e non sono da realizzare per niente, basta ascoltare questi dialoghi per capirlo. Come fai a far crescere un giardino tra un cimitero e un acquitrino devastato e irrimediabilmente motoso? Chiami la Fata Turchina?

Hooper, in evidente declino artistico, gira con imperizia e confeziona un horror risibile e anonimo, incapace di procurare terrore perchè fuori da ogni logica. Da non perdere, in tal senso, le alghe nerastre che si aggirano per casa assetate di sangue. Sono fastidiose come gli agenti assicurativi o i venditori ambulanti di enciclopedie, basterebbe tenerle fuori della porta per farle desistere. Il tormento delle “bande nere” si estende fino all’insopportabile quando Hooper decide di farci assistere a una cena condita da cotali fanghiglie: l’immoralità culinaria procura ulteriori bruciori di stomaco allo spettatore.

Sorvoliamo sugli strepiti dell’ultima mezz’ora. L’imbarazzo è troppo, anche per poterla descrivere.

Non resta che dare al “Custode” il posto che merita: six feet under.

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