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Memories

Regia di Katsuhiro Ôtomo, Tensai Okamura, Kôji Morimoto vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Memories

di AndreaVenuti
8 stelle

Memories è film d'animazione giapponese del 1995; l'opera, prodotta da Bandai Visual e Kodansha, si struttura come omnibus composto da tre episodi.

Il film è tratto da un'idea di Katsuhiro Otomo, il quale si è occupato (e non solo, come vedremo a breve) della supervisione generale del progetto.

locandina

Memories (1995): locandina

In Giappone all'inizio degli anni Ottanta esplose la moda (mai pienamente capita dal pubblico) degli omnibus cinematografici animati, visti dai vari autori come il perfetto terreno per poter sperimentare e confrontarsi con i propri colleghi, pensiamo ad esempio a Manie-Manie- I racconti del labirinto (//www.filmtv.it/film/35493/manie-manie-i-racconti-del-labirinto/recensioni/932537/#rfr:none).

Detto questo in origine Memories era stato pensato come un OAV da afidare completamente a Katsuhiro Otomo, autore di tre brevi manga posti alla base del progetto ma dopo un'interruzione (siamo nel 1992) si decise in seguito di trasformare il tutto in un omnibus cinematografico, richiamando Otomo alla supervisione generale.

 

1) Il primo corto è Magnetic Rose realizzato da una schiera di fidi scudieri di Otomo; si parte dalla regia di Koji Morimoto il quale aveva già collaborato con Otomo sia in Akira (//www.filmtv.it/film/11926/akira/recensioni/861658/#rfr:none) sia in Rojin Z (del 1991, diretto da Hiroyuki Kitakubo); la sceneggiatura invece è di Satoshi Kon (pupillo prediletto di Otomo) mentre l'animazione è di Toshiyuki Inoue (stretto collaboratore di Otomo) in collaborazione con il già citato Satoshi Kon.

Questo corto è una perla di rara bellezza ed è giusto sottolinearlo subito; i vari autori per prima cosa realizzano in manierra intelligente un'opera in cui è possibile individuare una serie di echi e richiami alla fantascneza cinematografica di serie A da Alien di Ridley Scott passando per Dark Star di Carpenter fino ad arrivare alla vena poetica tarkowskiana di Solaris oppure quella kubrickiana di Odissea nello spazio. Tuttavia il corto non è solamente un ossequio alla sci-fi d'autore, bensì è un film pulsante di vita propria in cui emerge la poetica dei suoi creatori.

 

Sinossi: Il corto ci narra del lavoro di un gruppo di netturbini spaziali [aspetto intrigante che verrà ripreso dall'anime Pianetes, 2003/2004, diretto da Goru Taniguchi e tratto dall'omonimo manga di Makoto Yukimura] i quali sono incaricati di raccogliere e distruggere dei rifiuti cosmici. Un giorno al termine di una missione ricevono un sos proveniente da un grosso mezzo arenato vicino alla loro posizione, per cui decidono di controllare con la speranza di trovare superstiti ma in realtà entreranno in contatto con una strana entità dove passato, sogno e presente diventerà un tutt'uno.

 

Il primissimo aspetto d'interesse del corto riguarda la struttura narrativa alquanto intrigante ed accativante; dopo un inizio che richiama esplicitamente Alien di Scott gli autori decidono di prendere strade diverse, ed in un primo momento sembrerà quasi di assistere ad un J-Horror con la presenza di possibili spettri fino ad arrivare ad un trip onirico dove sarà difficile per lo spettattore distinguere tra sogno/allucinazioni e realtà  (tematica fondamentale di Satoshi Kon) il tutto messo in scena abilmente da Morimoto e arricchito da una serie di immagini inquietanti e simboliche come una statua che sembra sanguinare sangue oppure pensiamo alla materializzazione di un passato burrascoso dei protagonisti.

Il regista inoltre con una velata chicca rende omaggio ad Otomo, e mi sto riferendo alla piccola esplosione di rifiuti, posta ad inizio corto (tema onnipresente nella poetica di Otomo).

Ottime anche le animazioni, incredibilmente curate; in Magentic Rose si verrà catturati dalla magniloquenza delle scenografie inoltre impossibile non citare la musica di Yoko Kanno la quale opta per l'inserimento delle note della Butterfly.

Unica pecca il finale di matrice cyberpunk (supercomputer impazzito), stuzzicante ma messo in scena in maniera troppo frettolosa.

 

2) Il secondo corto è Stink Bomb, diretto da Tensai Okamura con il character design e la sceneggiatura dello stesso Otomo mentre la produzione è della Madhouse ed infatti la supervisione generale è affidata all'enfant terrible Yoshiaki Kawajiri, tra i fondatori di Madhouse, infine si segnala Hirotsugu Kawasaki come direttore delle animazioni (lo rivedremo con Otomo in Spriggan: //www.filmtv.it/film/35494/spriggan/recensioni/958935/#rfr:none).

Sinossi: La storia verte si un giovane chimico che per sbaglio ingerisce una pillola che lo trasforma in un arma biologica letale...

 

La storia di Stink Bomb è ispirata in parte alla vicenda di Gloria Ramirez denominata dai media americani come la donna tossica. Otomo e Okamura optano per un approccio comico-grottesco in cui si evince una certa familiarità, almeno per quanto riguarda il protagonista, con il cinema del trio Zucker-Abrahams-Zucker ma il tutto arricchito da una forte satira politica.

Nel corso della storia ci troveremo di fronte ad aziende farmaceutiche che operano in segreto e con l'appoggio del governo giapponese su farmaci pericolosi, subito leste ad insabbiare il tutto in caso di fallimento, oppure pensiamo alla presenza degli americani pronti ad approfittare della situazione per mettere le mani su un arma letale.

 

Il corto è contraddistinto da animazioni incredibili con una regia roboante, tuttavia il cambio drastico del linguaggio cinematografico rispetto al primo episodio risulta un po' straniante dato che tra le due opere non ci sono legami concettuali; detto questo basandoci sull'inizio di Stink Bomb (piano sequenza con movimento estensivo) sembrerebbe quasi dirci che la storia narrata in precedenza in realtà si trattava di un programma tv presente in questo corto, ed ecco quindi trovata l'intercomunicabilità tra le due storie tuttavia almeno personalmente mi risultà troppo effimero, ma pur sempre elegante ed ingegnoso.

Nel corso dell'opera emergono diverse tematiche care ad Otomo come la critica alla strumentalizzazione della scienza per scopi bellici e governativi oppure i finale apocalittico.

 

3) Con Cannon Fodder siamo giunti alla fine di questo omnibus; il corto conclusivo è un assolo di Katsuhiro Otomo dato che si è occupato della regia, sceneggiatura e del character design.

Sinossi: La storia riguarda la routine lavorativa di una famigia che vive all'interno di una città-fortezza, di chiara derivazione nazista, in perenne guerra contro un nemico lontano/invisibile.

 

Cannon Fodder è un progetto alquanto sperimentale come dimostra il tratto del disegno con Otomo che abbandona le linee realistiche dei due corti precedenti per abbracciare invece uno stile ispirato alla scuola europea dell'Est.

Intrigante ed accativante il design dei personaggi che sembrano quasi dei cadaveri viventi, degli zombi lobotomizzati agli ordini dei potenti di turno; Il corto è dunque una chiara critica antimilitarista contro ogni forma di totalitarsimo, a tal proposito nessuno dei personaggi sa chi sia il nemico ma continuano a lavorare sodo per evitare ripercussioni.

Lo sperimentalismo di Otomo emerge anche nella regia, dal momento che il corto è una sorta di unico "finto" piano sequenza alla Hitchock de Nodo alla Gola; qui viene usato il pretesto dei vapori come invisibile reccordo.

 

 

In conclusione Memories è un progetto ambizioso, abilmente messo in scena; una vera e propria perla da riscoprire nonostante sia stato un flop ai box office locali (infatti per molti anni in Giappone non si sono più realizzati omnibus).

Da recuperare assolutamente.

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