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Ti va di ballare?

Regia di Liz Friedandler vedi scheda film

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La recensione su Ti va di ballare?

di giancarlo visitilli
6 stelle

La danza è rispetto, competizione e dignità. A differenza di tutto ciò che ci proviene dalla tv-immondizia, e dai tristissimi “Amici”, o dagli altrettanti “Save the last dance”, ecc., Ti va di ballare? é un film di gran lunga superiore, non solo per i contenuti, ma per la descrizione della danza come arte. Vera.
Tratto da una storia vera, il film narra la vicenda di Pierre Dulaine, un personaggio d’altri tempi in una New York sempre più frenetica e spietata. Ballerino pluripremiato, titolare di un’importante scuola di ballo di sala, l’uomo è colpito da un gruppo di ragazzi che oggi definiremmo malamente “a rischio” o “drop-out”, che scontano una punizione nel loro liceo. Conosciutili appena, Dulaine decide di insegnare loro a ballare un qualcosa che i ragazzi considerano solo vecchiume per signorine. Dopo la diffidenza iniziale, però, gli studenti iniziano a capire il vero senso dell’entusiasmo di Dulaine per il ballo e arrivano a creare un personalissimo stile, fatto di movenze classiche e dell’hip-hop più moderno. Alla fine, la danza sarà stata solo un espediente per avere più fiducia in se stessi, per gareggiare in un’importante competizione cittadina, superando i pregiudizi dei concittadini e degli insegnati della scuola.
Diretto dall’esordiente regista new-yorkese, Liz Friedlander, già autrice di videoclip per gli U2, il film, nonostante ponga tanta carne sul fuoco, non è assolutamente da disprezzare, anzi. Infatti, è interessante lo sguardo posto sulle realtà quotidiane dei giovani protagonisti, ai margini e segnate dal tempo dell’hip-hop, più frenetico, ma non meno passionale, del successivo ballo di sala.
Interessante, nelle prime sequenze del film, l’uso del montaggio alternato per descrivere gli stili di vita differenti: da una parte l’eleganza e la ricchezza dei quartieri alti, dall’altra la grinta ed il disagio sociale delle periferie più disastrate. Due mondi, due vite, assolutamente parallele, all’interno di un’unica città, New York. La regista ha la capacità di creare un fascino particolare, grazie ad una commistione di classico e contemporaneo, ora mediante l’opposizione hip-hop-tango, ma anche mediante la descrizione del mondo abbastanza tranquillo e borghese degli insegnati, rispetto a quello tormentato e povero dei ragazzi (a tal proposito non si può scordare il maestro in frack, che va in giro per la città in bicicletta).
Se ne L’attimo fuggente l’interesse era la poesia, nel più recente Les Choristes l’arte del bel canto, in Ti va di ballare è il ballo, anche se tutto ciò l’avevamo visto in Dirty Dancing e i successivi simil-remake. Tutti film con un unico importante messaggio: vale sempre la pena di provare a trovare quella scintilla che può cambiare la vita di ognuno. Carpe diem.
E’ chiaro che l’interpretazione di Antonio Banderas, qui, è particolarmente riuscita, offrendo l’immagine dell’attore-ballerino: il suo tango, al ritmo di sensualità e seduzione, è assolutamente straordinario.
Ti va di ballare? rimane un film che al di là della veridicità della storia, non ha altre pretese, se non quella di omaggiare la danza: vista non solo come disciplina artistica, ma come identità e possibilità di cambiamento, nella convinzione che “tutti hanno diritto ad imparare qualcosa”.
Giancarlo Visitilli


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