Regia di Pablo Berger vedi scheda film
In una delle scene più riuscite di quello che personalmente considero il miglior film di Tim Burton, cioè Ed Wood (1994), il protagonista, uno dei registi più scalcinati della storia del cinema, incontra in un bar Orson Welles e, spontaneamente si instaura un paragone, impietoso quanto si vuole, tra i due "cineasti". In Torremolinos 73, l'improvvisato regista Alfredo Lopez, incontra, per interposta persona (un cinematografaro che aveva lavorato con il Maestro), Ingmar Bergman e pensa di poterlo addirittura emulare. Come Edward Wood jr. aveva sentito la comunanza con Welles in nome della passione per il cinema, Alfredo pensa che per fare un film come Bergman basti mettere in scena un uomo con un mantello nero (la Morte, niente di meno), una giostra con dei nanetti e mostrare un protagonista (femminile) che, come nel Posto delle fragole, vede il proprio cadavere nella bara. La differenza tra i protagonisti dei due film è netta: mentre Ed Wood si sente e resta un regista, seppure d'infimo valore, Alfredo Lopez, che impara la settima arte sulle dispense di un'enciclopedia a fascicoli, resta, bene che vada, un "regista di matrimoni". E mentre l'industria del cinema ignora completamente quello che è stato definito il peggior regista della storia (ma la classifica andrebbe periodicamente aggiornata...), l'industria del porno sfrutta il talento di Alfredo e della sua mogliettina, sputandolo alla fine come una nespola ciucciata. Ma anche la coppia di Torremolinos 73 (il titolo si riferisce alla cittadina turistica nei pressi di Malaga, assai simile alla Rimini felliniana) trae frutto (del ventre tuo...) dall'esperienza nel sottobosco cinematografico.
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