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Grand Hotel Excelsior

Regia di Castellano & Pipolo vedi scheda film

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La recensione su Grand Hotel Excelsior

di maso
4 stelle

Il ricordo del cinema Alhambra gremito in ogni ordine di posto con i corridoi di scorrimento affollati dai ritardatari che accettavano a malincuore di sorbirsi tutto il film in piedi è ancora vivo nella mia mente nonstante siano passati trenta anni, è lo specchio di una maniera di vivere il cinema ormai tramontato e di un'Italia benestante e rigogliosa che non c'è più, reduce dai festeggiamenti per il vittorioso mundial spagnolo, ingenua e transigente tanto da farsi agganciare all'amo da un cast di grido che ti trascinava al cinema come una occhiata nel secchiello di Capitan Findus, bastava una occhiata al megaposterone promozionale affisso negli angoli strategici della città per far esclamare ad un pinco pallino di appena otto anni d'età come il Maso "Che figata! Abatantuono, Celentano, Montesano e Verdone tutti in una volta sola, sarà gustoso come mangiare un panettone, mi ci porti papà? Di si curo si va, ti ci porta papà".

Tutti in platea allora a sbellicarsi per un film pandoro prenatalizio con il Grand Hotel di Rimini come scatolone delle leggerissime storie dei quattro cavalieri della comicità apocalittica anni ottanta che entusiasmarono gli spettatori giusto in tempo per alzarsi dalla poltroncina, almeno per quelli che l'avevano occupata, ed uscire dalla sala come questa mera operazione commerciale è uscita dai palinsesti televisivi dai secoli nei secoli amen.

La trama è piena di riempitivi stucchevoli come il tango fra Celentano e Abatantuono e lo stupidissimo concerto finale che se osservato con spensieratezza fa anche ridere per il resto i personaggi sviluppati dai quattro comici non hanno granchè di innovativo rispetto ad altre precedenti interpretazioni, salvo solo quella di Verdone che non tradisce la sua comicità malinconica capace di tratteggiare un personaggio su cui aleggia implacabile la sconfitta essendo un pugile poco adatto al ring mentre Abatantuono lievita nel peso e con il corpo nei panni di un mago ciarlatano dall'accento pugliese entroterrano riproposto per l'ennesima volta, Montesano fa un cameriere che sembra proprio Montesano che si spaccia per riccone piuttosto che deludere la figlioletta in visita dal collegio svizzero e Celentano insopportabile con la sua comicità da sbruffone che sbrodoleggia con la Giorgi.

La sala piena dell'Alhambra la rimpiango ma non per questo tipo di cinema che aveva però la capacità di mettere a contatto le persone.

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