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Giordano Bruno

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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La recensione su Giordano Bruno

di lino99
7 stelle

Un dignitoso ritratto di un personaggio storico molto interessante.

Col tempo, Fra' Giordano Bruno da Nola è diventato l'emblema della libertà di pensiero, poiché, anche di fronte all'imminente morte, non riusciva a simulare la sua anticristianità, che si riassume nella bellissima frase pronunciata in prigione: "Chi gli dà il diritto di uccidere? Non Dio". Questa pellicola narra i suoi ultimi 9 anni di vita, dal 1591, quando viene invitato dal signorotto Mocenigo a mettersi sotto la sua protezione a Venezia, poiché quest'ultimo vuole che l'ex frate domenicano gli insegni l'arte della magia e della memoria, al 1600, anno in cui viene arso vivo a causa della condanna per eresia. Il tutto non viene romanzato, al contrario il regista, Giuliano Montaldo (anche co-sceneggiatore insieme a Lucio de Caro e Pier Giovanni Anchisi) confeziona un film fedelissimo alle vicende storiche, e costituisce dunque anche una ottima ripetizione sia del periodo rinascimentale in Italia, ambiente estremamente condizionato dall'Inquisizione ma volto a cambiamenti sia sociali sia culturali e a mutamenti di mentalità, ma soprattutto del filosofo, una figura molto interessante e controversa, in continua lotta tra la paura di morire, visto il suo estremo attaccamento alla vita e il desiderio di far ragionare le persone, di scatenare dubbi e quindi di compiere un itinerario personale verso Dio, cosa davvero inconcepibile per le "mummie" (come dice la cortigiana) della curia, più interessate alla loro concezione distorta di giustizia divina che alla tolleranza e al pacifico confronto, che sarebbero dovute essere le uniche loro prerogative nei confronti dei miscredenti. Ad esaltare il difficile carattere di Giordano Bruno è il grande Gian Maria Volonté, il cui talento raggiunge l'apice nelle scene finali, col discorso in cui afferma di aver commesso gravi errori di ingenuità e lo sproloquio pre-morte. La britannica Charlotte Rampling interpreta una cortigiana che scambia Bruno per il demonio e ci sono inoltre un pò di vecchie conoscenze del nostro cinema: Renato Scarpa (il problematico amico di Verdone in "Un Sacco bello"), che impersona Fra' Tragagliolo; Paolo Bonacelli (uno dei terribili quattro di "Salò" di Pasolini e lo zio di "Johnny Stecchino), nei panni di un altro ecclesiastico. Appropriate le musiche di Morricone, dirette da Bruno Nicolai e fotografia che rende l'ambiente Rinascimentale, opera del grande Vittorio Storaro. Il film fa inoltre parte della "Trilogia sul potere" di Montaldo, insieme a "Gott mit uns" e "Sacco e Vanzetti". Consigliato soprattutto a chi vuole approfondire o riprendere questo personaggio e agli amanti dei film storici. 

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