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La fabbrica di cioccolato

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su La fabbrica di cioccolato

di ROTOTOM
6 stelle

Variazione naive del postulato cosmico delle molestie ai bambini: Un dolcetto per il tuo pisellino/passerina. Un classico che resiste nel tempo. Infatti fiutato l'affare Michael Jackson decide di interpretare personalmente la storia della sua redenzione realizzando un film fiabesco con l'intenzione di fugare qualsiasi dubbio sull'ambigua natura del proprio essere. Per l'occasione si veste di viola, si rifà i dentoni e con il suo chirurgo plastico personale, il Pakistano Kakkamniiir Analparjiannatia, virtuoso talento dell'acido solforico balzato agli onori della critica-che-conta per i suoi spledidi lavori Pollok Style sui visi delle sue 6 mogli ripudiate, decide di rinfrescarsi il look adottando un visage più rassicurante e in linea con l'estetica nazi-cattolica indicata da Ratzinger-Pope nell'enciclica "Sotto le sacre gonne cresce ritto il bambino calvo che è in me". Fondamento cristiano cui si reclama l'urgenza di ricambio nel mondo clericale invocando l'avvicinamento di quanti più bambini possibile alla chiesa visto che le scorte stanno finendo, tramite un dolce stratagemma: la creazione di una fabbrica di cioccolato come tramite tra il profano terreno e la sacra vocazione passando sulle ginocchia del Pio Pastore. Michel Jackson quindi prende le sembianze di Reato Zero, fonda Fonopoli senza l'ausilio di Rutelli, la ricopre di zucchero e libera i 300 simpatici nanetti anali "Eeee-oooplà" che tanto hanno sollazzato gli ospiti alle sue feste dionisiache. Nanetti geneticamente modificati incrociando, nei laboratori segreti di fu-Neverland, una suppostina di glicerina con i feti scartati dalla sua consorte Lisa Marie Presley e tenuti in formaldeide per la creazione di eventuali nuovi simpatici compagni di gioco. Nacquero proprio così i nanetti sagomati e scivolosi denominati "Eeee-oooplà", dalla cretività della Armando Testa PubliCompany durante un'indimenticale breefing di AnalBrain-Storming in cui la denominazione fu scelta all'unanimità durante l'inserimento di gruppo. Ma questa è un'altra storia. Nella fiabesca fabbrica di cioccolato Jackye-Zero invita quindi i bambini e i loro genitori, speranzosi che anche solo inavvertitamente il Melodico Essere possa sfiorare un candido pargolo violandone l'innocenza in modo da intentare una causa miliardaria e comprare finalmente quel nuovo SUV 4x4 di 6 metri per 43 tonnellate della Mercedes che fa un chilometro con un litro e che a Detroit è quello che serve per andare a fare la spesa da Wall-Mart senza sfigurare. I bambini scelti appartengono a svariate classi sociali: l'obeso morbidone, la fichetta da serial-killer, l'ereditiera frigido-nevrotica, il Cinno da Guerra, e uno sfigato povero e buonista che pensa che tutto quello che basti sia essere felice con la famiglia. Durante la gita nella fabbrica Michael-Zero elimina con sdegno tutti gli ammiccanti profumati emancipati bimbi da processo,guadagnandosi la stima dei genitori del piccolo povero sfigato che come premio rimarrà a vivere con lui in quel fiabesco paese delle merviglie di zucchero. I cancelli di acciaio si chiudono alle spalle del bimbo e del Violaceo Sornellatore, mentre da dentro la fabbrica già si intona il coretto di benvenuto: "Eeee-oooplà mettilo lì mettilo là...". Davanti alla baracca dei genitori del piccolo fortunello comunque fa ora bella mostra di sè potente Suv Monstre 12.000 cc della Mercedes, regalo di tacitazione, mentre il mondo intero plaude sincero al rinnovato e limpido stile di vita del Menestrello Bituminoso Micheal Jackson-Zero.... Trionfatore al Vatican Film Festival di Roma il film ha avuto l'onorore di una favorevole recensione da parte di Benedetto 16°: "Il lupen perde il pelen ma non il vizien..", un commento che vale più di mille parole.

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