Regia di Alessandro Tofanelli vedi scheda film
Giacomo vive nella macchia toscana insieme alla sorella Cornelia. Entrambi feriti e incapaci di elaborare definitivamente il lutto che li colse bambini, quando i genitori perirono in un incidente stradale. In una battuta di caccia clandestina Giacomo per accoppare un daino manda fuori strada un’auto, con a bordo Francesca, la moglie del farmacista del paese più vicino. Salva per miracolo, la donna, dopo essersi ripresa, si avvicina poco a poco all’uomo che lei crede suo salvatore e che in realtà, oltre a nascondere la mano che sparò, cela inquietanti segreti. È chiaro che Francesca è attratta da Giacomo, che per lei rappresenta l’occasione per riscattare una vita monotona, noiosa e priva di senso. E per contro, Giacomo si lascia prendere, nella speranza che qualcosa cambi anche per lui, che qualcosa si smuova e non rimanga limaccioso e infangato come il lago nella quale è solito bagnarsi. Insomma, siamo nel film metaforico, con finale scontato dopo venti minuti, dove la natura sa tutto e non ti dice niente se non lo vuoi scoprire, e la “città”, lo “straniero”, l’entità che viene da fuori è vista simbolicamente come il più classico degli intrusi; uno stereotipo che ambisce ovviamente a destabilizzare solo gli equilibri. Gli intenti dell’esordiente Tofanelli sono nobili, ma non fanno i conti con una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e che costringe il pur volenteroso terzetto d’attori ai miracoli per evitare imbarazzanti e poco credibili situazioni. Un film venuto male, troppo poco contronatura.
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