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Saimir

Regia di Francesco Munzi vedi scheda film

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La recensione su Saimir

di labbro
7 stelle

“Quanto è distante l’Italia?”
“Questa è l’Italia”

Saimir sfreccia senza casco in motorino, su un litorale laziale che sembra un non luogo.
E senza casco attraversa i giorni, tra traffici di clandestini e piccole rapine, tra l’incomunicabilità con la nuova compagna del padre , ed una ragazza di cui innamorarsi. 
Senza casco, sospeso in una condizione di assoluta marginalità, estraneo ad un mondo paterno in cui non si riconosce, e dal quale vorrebbe fuggire, ed escluso dalla cerchia dei suoi coetanei italiani.
Una situazione drammatica lo indurrà ad una scelta dirompente e crudele, una frattura destinata ad aprire scenari per lui imprevedibili.
Si tratta del film d’esordio di Francesco Munzi, rivelazione italiana della stagione in corso. 
“Anime nere” aveva “Gomorra”, e soprattutto l’Abel Ferrara di “Fratelli ” come fonte d’ispirazione; del resto tragedia greca e gangster movie americano sono l’uno il modello originario dell’altro, e Munzi aveva efficacemente fatto propria quella filiazione.
Nel suo esordio, invece, la magniloquenza dell’elemento tragico è molto asciugata, ed il regista guarda , per un verso, al Pasolini de “i ragazzi di vita”, per l’altro al cinema dei Dardenne. 
Mette in scena un piccolo e crudo romanzo di formazione di un giovane apolide, e la banalità del male di chi vive di espedienti, esistenze ai margini in cui sottile è il crinale tra illegalità e disumanità. 
Con grande realismo ed aderenza al quotidiano, ci racconta uno spaccato invisibile, eppur vero, dell’Italia profonda; di un’Italia smarrita, assieme sofferente ed indifferente.
In questo quadro rigoroso, spicca per differenza una lunga scena, perfettamente onirica, di rapina. 
Ove una villa di benestanti diviene il paese dei balocchi, una vacanza in piscina, un’integrazione che non arriverà mai, o semplicemente il sogno di una vita “altra”, figlia di una “normale” famiglia.
E quando un bimbo clandestino gli domanda “Com’è l’Italia?”, il silenzio di Saimir ci assorda

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