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Battle Royale

Regia di Kinji Fukasaku vedi scheda film

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La recensione su Battle Royale

di Peppe Comune
7 stelle

In Giappone la situazione è sfuggita di mano all'autorità degli adulti. I giovani sono diventati troppo indisciplinati e per rimetterli in riga il governo vara la Battle Royale Act in virtù della quale, una volta all'anno, un gruppo di studenti sorteggiati a sorte vengono catapultati a loro insaputa su un'isola deserta sotto la sorveglianza del professor Takeshi (Takeshi Kitano) e di un nucleo di militari scelti. A ogni ragazzo viene consegnata un'arma, ai più fortunati può capitare un mitra ai meno un coperchio da cucina. Non ci sono regole se non quella di cercare di sopravvivere uccidendo tutti gli altri. Uno solo deve rimanere in vita alla fine dei tre giorni previsti per la conclusione del gioco, altrimenti, tutti i superstiti verranno uccisi tramite il collare bomba da cui non posono liberarsi. Pochi sono quelli che cercano di trovare una soluzione pacifica per uscire da quell'assurda situazione, la maggior parte, invece, si lascia trasportare dalla crudeltà del gioco trasformandosi in un batter d'occhio da studente timido e impacciato a sadico assassino. Alcuni si suicidano, altri, soprattutto le ragazze, colgono l'occasione per risolvere vecchie antipatie.

 

http://asianwiki.com/images/8/84/Battle_Royale-009.jpg

Battle Royale - Scena

 

"Battle Royale" (dal romanzo omonimo di Koushun Takami) di Kinji Fukasaku è un film certamente crudo e violento ma che tuttavia, nella sua architettura d'insieme, conserva tanto i caratteri dell'assoluta inverosimiglianza data la sua degradazione a un gioco a premi quanto i segni di un invito a guardare oltre la dura legge dell'isola. Il film fece scandalo in Giappone diventando addirittura oggetto di un'interrogazione parlamentare. Evidentemente capirono che il film non si risolveva nella semplice rappresentazione di gratuiti bagni di sangue, ma che aveva la chiara intenzione di criticare una società che nel disciplinato e ossequioso rispetto di valori quali lavoro e onore e nella conseguente esasperazione del concetto di realizzazione dell' "impresa" personale, ha sempre puntato molto per il mantenimento del suo successo economico. La violenza è portata a una tale estremità e a un tale livello di estetizzazione da svuotarsi dei suoi effettivi contenuti concettuali, da trasformarsi in una sorta di parodia, dove i momenti truculenti assumono una connotazione "fumettistica" condotta secondo i criteri tipici delle "anime" giapponesi. Fukasaku usa la metafora della lotta per la sopravvivenza per risaltare la natura di un sistema paese che accentua troppo la nozione di competitività personale per non generare forti frustrazioni in chi non ce la fa a reggere il passo (non è un caso che il Giappone è il paese col più alto tasso di suicidi al mondo). Un cattivissimo Takeshi Kitano fa da arbitro a questo apologo esistenziale. Suo è il quadro allucinante che appare nel film, un monte impregnato di sangue e costellato di cadaveri. I morti messi uno sopra l'altro per facilitare il raggiungimento della vetta vogliono significare la fine del gioco macabro a cui si è assistito e l'estrema competitività che è richiesta per tenere alto l'onore e salva la vita. E' il chiaro ricongiungimento tra i mezzi espressivi che si vogliono usare e le finalità critiche che si intendono affermare. Un film da vedere.

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