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La donna che non si deve amare

Regia di James Whale vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La donna che non si deve amare

di campaziello
8 stelle

Prima guerra mondiale. Myra, ex ballerina di seconda fila, è una giovane americana che si prostituisce per le vie di Londra. Durante un bombardamento conosce Roy, soldatino dal cuore puro che, scambiandola per una ragazza povera ma onesta, subito se ne innamora. Tanto fa che la convince a conoscere la sua più che borghese famiglia. Ma il senso di colpa costringe Myra a confessare alla madre di Roy come stanno veramente le cose: la più che borghese genitrice le offre affetto e comprensione, lasciandole però sulle spalle il peso della colpa. E non dice nulla a Roy. Myra, non sopportando di vivere nella menzogna, torna a Londra con il primo treno. Roy la va a cercare e, quando apprende la verità, si propone: sopraffatta da tanto amore Myra acconsente, si sposeranno appena lui tornerà dal fronte. Nemmeno il tempo di dirsi addio e una bomba sganciata da uno Zeppelin tedesco uccide Myra sul ponte di Waterloo, quello dove si vendeva, quello dove aveva conosciuto Roy.

 

Basato su un testo teatrale di Robert E. Sherwood, questo è un bel drammone che in qualche modo anticipa quelli che, fra gatte sul tetto che scotta e dolci ali della giovinezza, contribuiranno alla fortuna del cinema americano nel secondo dopoguerra. Il produttore è Carl Laemmle Jr., figlio del fondatore della Universal che, in quel periodo, non navigava per niente in buone acque, il regista è James Whale. Laemmle chiamò l'inglese perché gli era piaciuto come aveva diretto Journey's End. Mise subito in chiaro che soldi erano pochi, bisognava farcela massimo con 252.000 dollari. Il ruolo da protagonista doveva andare a Rose Hobart che però lo rifiutò quando venne a sapere che la Universal non intendeva rinnovarle il contratto. Fu quindi sostituita da Mae Clarke, conosciuta dal grande pubblico come la donna a cui James Cagney aveva schiacciato un pompelmo in faccia. L'attrice si caricò tutto il peso del personaggio sulle spalle e riuscì in una prova tanto sofferta quanto convincente. Un po' meno brillante la prestazione di Kent Douglass, più noto come Douglass Montgomery, che era ancora agli inizi della carriera. Il soldatino aveva anche una sorella, interpretata da una ventitreenne Bette Davis al suo terzo film alla quale sono riservate purtroppo solo poche battute (ma si nota, eccome se si nota).

Al di là del valore artistico, questo film va ricordato per due cose. La prima, Whale vinse la sfida e riuscì addirittuta a risparmiare 50.000 dollari. Laemmle apprezzò la cosa e, per ricompensarlo, non solo lo confermò per un altro film, ma gli permise di scegliere il copione che più gli piaceva fra quelli disponibili. Whale scelse quello di Frankstein e il seguito fa parte della storia del grande cinema. La seconda, ancora una riflessione sugli effetti della censura sul cinema americano dell'epoca. Già da subito, qua e là per l'America la pellicola fu pesantemente tagliata. Dopo l'introduzione del codice Hays nel luglio 1934, divenne direttamente impossibile da proiettare. Ma siccome la storia era buona, nel 1939 la MGM ne comprò i diritti e l'anno successivo ne realizzò una nuova versione mantenendo il titolo. Diretta da Mervyn LeRoy, con Vivien Leigh e Robert Taylor a coprire i ruoli principali, smussava tutta le scabrosità del primo film (e copriva la protagonista: evidentemente anche le prostitute nel loro più profondo hanno un animo da educanda). Nel 1956, poi, una terza versione (Gaby, regia di Curtis Bernhardt, protagonisti Leslie Caron e John Kerr) addirittura introdusse il lieto fine. Il cerchio era chiuso. A noi rimane per fortuna questa prima versione: ruvida, come tanto cinema del primo periodo sonoro, ma convincente sia per i meriti del regista che, soprattuttto della protagonista.

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