Regia di Ugo Tognazzi vedi scheda film
Buon film, che lascia positivamente sorpresi per essere la prima regia di quello che era solo un bravissimo attore, e che dopo non avrebbe più ripetuto queste prestazioni. Bisogna guardarlo con attenzione, per cogliere le sottili ironie, i riferimenti all'attualità di allora (e di oggi, in molti casi), e a volte delle semplici sensazioni di vita vissuta. Certe situazioni e personaggi sono leggermente surreali (come il padre invadente e pasticcione), ma rispecchiano momenti che molti possono aver vissuto: come l'essere sbattuti qua e là dalle istituzioni, l'incapacità di ribellarsi, l'ipocrisia della scienza e della medicina (allora; figuriamoci oggi), il desiderio frustrato di libertà, il cinismo e il vampirismo di assicuratori e personaggi del genere. Certo, c'è anche la satira di una sanità inconcludente che a volte ammala più che curare. Il film è secondo me (come il racconto da cui è tratto) una metafora sulla progressiva degradazione umana, alla quale ci spingono gli altri - con pretesti, mosse mascherate, ecc. - ma che avviene sostanzialmente per colpa nostra, perchè ci lasciamo fare. Cosa impedirebbe, infatti, al nostro protagonista di battere i pugni sul tavolo e di non dare ascolto alle sottili argomentazioni dei medici? Il racconto di Buzzati, c'è tutto, solo un po' arricchito. Unica differenza, lì si scende di piano e non si sale come nel film (ma in fondo ha poca importanza). Tognazzi, comunque, che di certo non aveva la fede, era ossessionato dai simboli religiosi e dai consacrati, un po' come Bunuel. Se non siete spettatori da Italia 1 o da pop corn e patatine guardatevi questo interessante film.
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