Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Uno dei film più fondamentali sulla condizione operaia: serrato e incalzante, asciutto e sgradevole, necessariamente duro. La gestazione del tema si districa tra le maglie di un intreccio dai risvolti thriller da cui trapela come il sindacato e la manodopera (ossia i padroni e i metalmeccanici) siano destinati a restare, imperituri, le due facce contrarie d’una stessa ipocrisia, come di un identico conflitto: il profitto dell’una dipende sempre dalla frustrante condizione dell’altra. E in un clima tanto teso, gli antichi scontri che covano alla radice – siano di classe o razziali – sono sempre pronti a esplodere.
Tra i molti momenti memorabili, la morte di Smokey (Yaphet Kotto), asfissiato nel reparto vernici della fabbrica, e l’epilogo, sancito da un “freeze” coi due ex amici/colleghi che vengono alle mani tra loro, suggellato da una battuta in cui è racchiuso il senso di tutto il film (“Mettono i vecchi contro i ragazzi, gli anziani contro i nuovi, i neri contro i bianchi: fanno qualsiasi cosa per tenerci alla catena”).
Straordinaria prova di tutt’e tre gli attori, in particolare del compianto, incandescente Pryor nell’unica interpretazione drammatica.
Assieme a “Affliction”, il capolavoro da regista dello sceneggiatore di “Taxi Driver”.
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