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Le chiavi di casa

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Le chiavi di casa

di giancarlo visitilli
8 stelle

E come già avevamo già preventivato: Amelio, non delude, anzi…Forse il Leone d’oro come miglior film…
Ieri, infatti, alla 61a Mostra del cinema di Venezia è stato presentato, solo per la stampa, il nuovo e straordinario film di Gianni Amelio, Le chiavi di casa. Fra pochi giorni nelle sale e stamane in anteprima nazionale per il grande pubblico.
Ambientato a Monaco di Baviera, il film del regista calabrese racconta di Gianni (un Kim Rossi Stuart in stato di grazia, tanto da far venire la pelle d’oca) che prende in consegna Paolo (Andrea Rossi), suo figlio quindicenne, disabile, mai conosciuto prima. Gianni ha una nuova moglie ed un figlio ed ora non sa come far capire a Paolo che lui è il padre. Avrà tutta una lunga occasione: il viaggio per Berlino, dove Paolo dovrà recarsi in un ospedale per la riabilitazione. All’ospedale il quindicenne assume un comportamento, occasione per cui Gianni, seppur col tempo, comprende le sue responsabilità di adulto-padre che ha ovviato ad alcune sue scelte importanti, più di tutte quella di non essergli stato accanto per quindici e lunghissimi, oltre che fondamentali, anni. A fungere da alter ego di Gianni ci sarà la mamma (la bravissima Charlotte Rampling) di un’altra ragazza disabile; sarà lei ad ‘istruire’ Gianni su come essere un buon padre e non vergognarsi di un figlio disabile. Tuttavia, fra i due scorre da subito un ‘buon sangue’, perciò non mancano momenti d’intimità in cui svelano l’un con l’altro. Mentre Paolo si sottopone alle sue cure, Gianni si scontra con la propria ignoranza su tutto ciò che riguarda il ragazzo. Capisce però che non vuole più vederlo ‘torturato’ da una disciplina che cura solo il suo fisico. Infatti, in un momento di grande rabbia interrompe una seduta e strappa via Paolo dall’ospedale. Partono per la Norvegia. Il pretesto: una ragazzina con la quale Paolo ha stretto un rapporto via internet. In realtà questo lungo viaggio nelle terre fredde e fra i fiordi del Nord, servirà ad entrambi per conoscersi meglio e ‘sostenersi’, non solo moralmente, poiché Gianni lancia nel mare il bastone con cui Paolo si sosteneva per camminare. Da quel momento il padre sarà il suo ‘bastone’, una sorta di ancora e di sostegno a cui ‘aggrapparsi’. Al ritorno in Italia Gianni promette a Paolo che sarebbe andato a vivere con lui a Milano.
Amelio, con questo film, ha confermato di essere un ‘extra’ nell’ambito del Cinema Italiano. Le chiavi di casa potrebbe essere l’inizio della fine de Il ladro dei bambini. Nessuna retorica o virtuosismo di regia, semplicemente una macchina che è sempre a ridosso dei due personaggi, un modo per entrare nella loro pelle e vivere con loro il fiume di sentimenti che si trasmettono entrambi. E’ veramente difficile non emozionarsi durante questo film, non perché si tratti di una storia di disabili, anzi, al contrario: è la dimostrazione di come si possa raccontare una storia senza quel clichè a cui ci hanno abituato altri registi che hanno filmato i down, i disabili, gli ammalati di ogni sorta.
Come si potrebbe dimenticare lo sguardo in camera di Paolo, alle parole: “che do fastidio?”, ai suoi continui richiami al padre, “faccio da solo”, “mangio da solo”. Dall’inizio alla fine del film, in realtà chi si riscopre “disabile” è proprio lo spettatore, che come nello stesso bellissimo libro di Pontiggia, dal quale il film prende solo alcune battute e l’inizio della storia, si afferma che “la vera malattia di certi bambini sono i genitori”.
Ancora non sappiamo se Gianni Amelio vincerà o meno il Leone d’oro come miglior film della 61a Mostra del Cinema di Venezia. Tuttavia, se così non sarà, perché quasi mai in certe occasioni vince veramente il miglior film, altrimenti sarebbe un disastro per tante case di produzione e distribuzione, oltre che per certe fazioni politiche, per noi Amelio è già agli onori degli altari, quelli non necessariamente di marmo o di alabastro, con i grandi candelabri, piuttosto quelli a cui si avvicinano tutti coloro che da ‘disabili’ ricercano anche nel Cinema una possibile strada per la loro ‘guarigione’.
Giancarlo Visitilli

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