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Oro rosso

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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La recensione su Oro rosso

di OGM
8 stelle

La sceneggiatura di Abbas Kiarostami offre, all’occhio umanamente vigile di Jafar Panahi, l’occasione di posarsi, all’interno della società iraniana, su un’infelicità che credevamo tipicamente occidentale: quella del povero che guarda sospirando al ricco, o del ricco che ricava, dai propri averi, solo cause di disavventure. La vicenda di Hussein, malato e costretto a sbarcare il lunario consegnando pizze a domicilio, sembrerebbe fuori luogo nella Teheran degli ayatollah, esattamente come sembrano stonati i lussuosi appartamenti dei suoi clienti, in cui si svolgono party a base di musica ed alcolici. La realtà che questo film ci svela, è, però, a ben pensarci, lapalissiana:  l’inquadramento derivante dal fondamentalismo religioso non  elimina i dislivelli sociali, perché, come tutte le forme di oppressione, esercita solo un potere coercitivo nei confronti dell’individuo, ma non svolge alcuna funzione regolatrice sulla collettività.   L’autoritarismo è rappresentato, in questo film, dalla polizia che effettua misteriosi arresti, e non - come spesso, all’esterno, si è portati a credere – dall’organizzazione della vita della nazione sulla base di un principio ideologico. Le limitazioni della libertà e le imposizioni di nuovi costumi si sovrappongono, senza modificarle, alle millenarie ingiustizie del mondo, agli endemici mali dell’umanità, da cui hanno sempre tratto origine tutti i crimini. Per una volta, il nuovo cinema iraniano, anziché mostrarci, polemicamente, ciò che è cambiato, riflette, insieme a noi, su ciò che è rimasto uguale, ossia quella fondamentale sofferenza, fatta di disagio economico, sogni infranti, sfortuna, disuguaglianza, emarginazione, che nessuna rivoluzione sarà mai in grado di sconfiggere. Il barbone che raccoglie frammenti di cibo sparsi per strada, e il ragazzo che ha mentito sulla propria età per entrare nell’esercito sono gli intramontabili esponenti della famigerata arte della sopravvivenza, che resiste, immutata, sotto ogni sistema politico ed ogni movimento di pensiero. D’altronde lo stesso oro rosso del titolo è un emblema il cui significato trascende la storia: è il miraggio materiale che, in ogni epoca, rende l’uomo arrogante, invidioso, bugiardo, ladro ed assassino, oppure infinitamente triste, o completamente rassegnato, irradiando comunque la sua esistenza con la luce innaturale e nociva di una stella tanto vivida quanto posticcia.

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