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In Cina mangiano i cani

Regia di Lasse Spang Olsen vedi scheda film

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La recensione su In Cina mangiano i cani

di mm40
8 stelle

In Cina mangiano i cani è un piccolo (ma neppure tanto) capolavoro di surrealismo postmoderno e humour nerissimo; una delle prime pellicole dirette da Lasse Spang Olsen e uno dei primi lungometraggi scritti da Anders Thomas Jensen, che è un genio ormai riconosciuto oggi, ma nel 1999 ancora stentava a farsi conoscere. Impostato sotto forma di racconto fra annoiati avventori di un bar, il film prende da subito i contorni della fiaba, sia pure aggiornata ai canoni e ai ritmi odierni. Non mancano scene di azione e bagni di sangue, tutto girato con estrema perizia e con un piglio costantemente ironico (sparatorie subacquee, ammazzamenti involontari), in una struttura comunque decisamente classica, che procede secondo i canoni del 'nostro eroe' che, per raggiungere un obiettivo, deve superare una serie di prove. L'obiettivo, però, cambia mano a mano che la storia procede: e il finale sarà letteralmente apocalittico. C'è anche un tocco di commedia all'italiana, se si vuole, in questa trama fatta di personaggi miserrimi, affamati, che tentano ogni strada - anche quelle ritenute immorali - pur di raggiungere la propria minima soddisfazione e salvezza. E sulla morale - vero nodo cruciale di tutta l'opera, come sempre nei copioni di Jensen - il discorso chiude il suo cerchio; il titolo del film è infatti spiegato in una battuta verso il finale: "Nulla è giusto o sbagliato. Sei tu che lo decidi. In Cina puoi mangiarti un intero pastore tedesco senza che nessuno se ne curi. Si tratta semplicemente di capire cos'è inaccettabile - e poi evitare di farlo". I luoghi comuni non esistono, le coincidenze neppure, la volontà è tutto ciò che - schopenhauerianamente - conta. Ottimo il cast, con al centro interpreti maggiormente noti in patria (Kim Bodnia, Dejan Kukic) e ruoli marginali riservati ad attori di rilevanza internazionale (o che lo sarebbero poi divenuti): Nikolaj Lie Kaas, Peter Gantzler, Jesper Christensen, Trine Dyrholm. Il regista si occupa anche del montaggio, fondamentale nelle - come detto, non poche - scene d'azione. Epica la battuta finale, che non si riporta per evitare uno spoiler clamoroso. 8/10.

Sulla trama

Per il timido Arvid, impiegato di banca, è una giornata particolarissima: prima sventa una rapina e manda in galera un uomo, poi viene lasciato da Hanne. I sensi di colpa e il tormento per la (ormai ex) ragazza lo inducono a fare qualcosa per scarcerare il rapinatore. C'è solo una persona che può aiutarlo ed è suo fratello, che però non vede da molti anni.

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