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Tommy

Regia di Ken Russell vedi scheda film

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La recensione su Tommy

di sasso67
8 stelle

Vera e propria Rock Opera anche nella versione cinematografica (è completamente composta di musica e canto, nessuna parte è parlata), Tommy deriva dalla composizione originale di Pete Townshend, chitarrista dei Who, che registrarono il disco (1969) con la London Symphony Orchestra, e si avvale qui della potenza visionaria di Ken Russell, che nello stesso 1975 girò, sempre con Roger Daltrey (cantante dei Who) protagonista, "Lisztomania". La scelta di affidare il film a Russell non avrebbe potuto essere più felice, anche per la proverbiale predilezione del regista britannico per la commistione tra la musica barocca e l'immaginario moderno, di cui fanno e/o facevano parte il rock, il flipper, il business (mi si scusi l'anglofilia).
Tommy è un bambino inglese di sei anni, nato il giorno della vittoria nella seconda guerra mondiale, già orfano per la scomparsa del padre, pilota della R.A.F., dato per morto durante una missione. Diventato cieco, sordo e muto dopo avere visto il nuovo compagno della madre uccidere il padre che era ricomparso a casa, Tommy dovrà passare attraverso i calvari più strampalati escogitati dalla strana coppia di "genitori" (un predicatore del culto di Marilyn, una spogliarellista che lo introduce alle visioni indotte dall'LSD, uno zio che lo sconvolge con la pornografia), fino a diventare un campione del flipper, riacquistare i sensi e, liberatosi degli avidi mamma e papà (putativo), scalare finalmente la montagna da cui era sceso il padre (vero).
"Tommy" è un film di corsi e ricorsi, dove tutto ritorna, così come la cicatrice sulla faccia del babbo si ritrova su quella della piccola Sally Simpson e le biglie d'acciaio delle cluster bombs preparate dalla mamma durante la guerra sono le stesse che si ritrovano nei flipper e a fare da quarto braccio alla croce nel culto del Pinball Wizard. E vi ritornano le ossessioni visionarie del regista, nonché quelle di una generazione di inglesi segnati dalla guerra, di cui hanno conosciuto le conseguenze, più che gli effetti immediati (guarda caso, Townshend è nato il 19 maggio 1945). E comunque, al di là di qualsivoglia significato, Tommy è un film da vedere per la sua bellezza intrinseca, come un dipinto di Paolo Uccello, che ti colpisce con la sua vivacità, ancora prima di farti domandare cosa ci stia dietro.
Una delle carte vincenti del film è sicuramente l'azzeccatissimo cast che, almeno in parte, fu messo insieme quasi casualmente: la parte di Jack Nicholson era stata appena rifiutata da Christopher Lee, in Tailandia per girare "L'uomo dalla pistola d'oro" (1974), quella di Tina Turner (grandissima) era stata pensata per David Bowie, mentre quella del Pinball Wizard era stata offerta a Rod Stewart, che proprio Elton John convinse a rifiutare. Il migliore di tutti è, secondo me, Oliver Reed, perfetto per questa parte di smargiasso furbastro e gradasso che tuttavia non riesce mai a diventare antipatico. Notevolissima la presenza, infine, di Ann-Margret, bellissima, nel pieno della sua maturità, protagonista di una delle sequenze che resteranno nella storia: quella in cui lancia una bottiglia di champagne contro uno schermo televisivo che le restituisce una valanga di zuppa di fagioli che la impasta da capo a piedi. Mai nella vita l'attrice svedese avrebbe potuto passare per madre di Roger Daltrey (li separano solo tre anni, lei è del 1941, lui del '44), ma chi se ne frega, in un film come questo va benissimo così.

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