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La grande seduzione

Regia di Jean-François Pouliot vedi scheda film

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La recensione su La grande seduzione

di michemar
7 stelle

Chi l’ha detto che per fare un ottimo film servono i nomi eccellenti del cinema rinomato e a che serve se noi stessi prima di avvicinarci ad un film sconosciuto diamo il solito sguardo a i nomi del regista e degli attori, prima di convincerci a sederci e guardarlo? Questo film dimostra tutto il contrario!

Chi l’ha detto che per fare un ottimo film servono i nomi eccellenti del cinema rinomato e a che serve se noi stessi prima di avvicinarci ad un film sconosciuto diamo il solito sguardo a i nomi del regista e degli attori, prima di convincerci a sederci e guardarlo? Questo film dimostra tutto il contrario! Prendiamo ad esempio il nome del regista: Jean-François Pouliot. Cosa conosciamo di lui, chi è, da dove viene, cosa ha fatto mai? Nulla, nessuno, il deserto (cit. Antonio Albanese). Al suo esordio con il lungometraggio, Pouliot sfodera invece un film che già dopo un quarto d’ora risulta irresistibile e poi non regredisce mai di un millimetro, anzi verso il finale pirotecnico decolla definitivamente e diventa uno dei film più simpatici che tanti di noi appassionati ricorderanno per sempre. L’importante sarà avere a mente il nome del film, altrimenti ritrovandocelo davanti rischieremo di non ricordare nulla di un film chiamato come un’opera romantica e drammatica dell’800 o come titolo di un affascinante e ammaliante horror.

 

Qualcuno anni fa scriveva che il cinema canadese cresceva e cresceva ed era in buona salute: questo film del 2003 lo dimostra ampiamente, indicando al pubblico mondiale che le idee innovative ci sono e non serve pensare solo a quel mostro franco-canadese chiamato Denis Villeneuve. È bastato avere un buon soggetto, un regista coraggioso e un manipolo di egregi attori sconosciuti ai più, anche se esperti e navigati e noti solo in patria per film a noi sconosciuti o serial TV nazionali. Però attori di una bravura mostruosa, le cui espressioni, la cui gestualità rendono questo film un piccolo grande capolavoro.

 

Ecco quindi: a che serve leggere i nomi del cast per decidersi a vedere un film? David Boutin, Raymond Bouchard, Lucie Laurier, Pierre Collin, chi sono costoro per noi europei? Io oggi lo so: sono attori bravi e irresistibili, nei panni di una sorta di Bracciodiferro, di Olivia, o di un branco di pescatori del Canada del nord che hanno perfino paura e diffidenza di recarsi nella “città”. A Montreal non ci sognano per nulla di andare, però si vergognano di riscuotere mensilmente un assegno sociale di disoccupazione senza meritarselo. Servirebbe una fabbrica per risolvere il problema e gli impresari ci sarebbero, ma si rifiutano di investire in quel piccolo borgo sul mare perché gli abitanti sono troppo pochi e poi, soprattutto, perché non c’è neanche un dottore. Un dottore???? Ecco allora l’idea geniale per attrarre un dottore in quel posto dimenticato da Dio ma abitato da gente allegra e affettuosa: sedurre il dottor Lewis – come recita il titolo originale – e farlo decidere a stabilirsi lì, anche perché c’è una ragazza attraente che può aiutare.

 

Cosa farà o non farà quel centinaio abbondante di abitanti locali diventa il tormentone del film e ci si diverte dal primo all’ultimo momento e si arriva al finale che non ci si accorge neanche. Merito di una regia accorta, ben consapevole che in fondo il soggetto è una trama semplice ma che saputa manipolare e condire con episodi divertenti può dare risultati come questo. Magari il finale è un po’ troppo prevedibile e iscritto d’onore nel classico “volemose bbene”, ma mica lo spettatore si aspetta qualcos’altro! Questo è l’happy end che cercano gli abitanti e questo è l’happy end che anche noi volevamo. Bravi, bravissimi tutti!

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