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Matrix Revolutions

Regia di Andy Wachowski, Larry Wachowski vedi scheda film

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La recensione su Matrix Revolutions

di Aquilant
4 stelle

Okay, okay, per anni ci eravamo nutriti di una fallace illusione dopo aver assaporato il gusto della vera avventura ed aver accolto nel nostro immaginario collettivo quali stereotipi di un ideale cinema d’azione personaggi come Neo, Trinity, Morpheus, l’agente Smith, mitici eroi di celluloide nell’atto di adombrare una ben diversa realtà, illusioni mitopoietiche dell’uomo translitterate in un linguaggio molto vicino alle nostre ricorrenti fantasie adolescenziali. E’ indubbio che dopo aver ridisegnato le coordinate del cinema d’azione, MATRIX è stato considerato per anni alla stregua di un modello permanente di confronto con opere similari ma sicuramente meno dotate di visionarietà fantastica e di senso del ritmo. La messa in scena di MATRIX RELOADED, successivamente, ha contribuito a raffreddare gli entusiasmi ed a mostrare le prime pecche nel tessuto connettivo della trilogia in fieri, nel tentativo di ammantare la storia di un alone di (falso)misticismo mai giunto a maturazione e concretizzatosi solamente in superficie con l’assurdo abbigliamento di Neo (scherzo da prete?), dando la stura ad quell’inevitabile involuzione che costituisce la caratteristica primaria del terzo magniloquente capitolo della saga, sfociato irreparabilmente in una smaccata disarmonia narrativa nel vano tentativo di colpire allo stomaco lo spettatore con una serie pirotecnica di effetti speciali ad alto voltaggio che non sortiscono altro effetto che quello di generare confusione ed un senso di noia mista ad uno stato d’inebetito torpore mentale. Ne deriva un fiato corto a causa della marcata discontinuità del plot narrativo, di qualche incomprensibile ellissi, delle esasperate dilatazioni temporali, delle oscure simbologie intrise di un misticismo new age misto a confuse teorie salvifiche estrapolate da un cristianesimo adattato su misura. E di quel millantato fenomeno mediatico che avrebbe dovuto rappresentare la degna coronazione di una mitica trilogia di sapore millenaristico destinata a stravolgere il tradizionale concetto di “film d’azione” non rimane altro che un difettoso giocattolo uscito dalle mani di un costruttore che, troppo compiaciuto della sua creatura, è stato tentato di forzare la mano atteggiandosi a solipsitico creatore di un mondo destinato a crollare come un castello di carte trascinando purtroppo nella sua rovina anche quel primo capitolo che svuotato di tutto il suo mistero e della sua fascinosa incompletezza ci appare alla luce di sterili interpretazioni dietrologiche quasi come sacrificato sull’altare di un’immotivata spettacolarizzazione.

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