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Caterina va in città

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Caterina va in città

di dantecruciani
7 stelle

L'Italia secondo Virzì. Castellitto e Buy strepitosi, camei "firmati"!

Film scorrevole, leggero ma non troppo. Virzì muove dal luogocomunismo per giungere alle grandi questioni; per farlo, si affida alla storia e alla voce di Caterina, studentessa di terza media, appena catapultata dalla campagna alla città, Roma. La coppia Castellitto/Buy offre una prova impeccabile, sotto due maschere d'antan ma aggiornate: lei, svampita e succube; lui, frustrato e collerico. La critica rappresentazione di "destra" e "sinistra" tramite due famiglie romane le cui vicende si incontrano con quelle dei protagonisti, porta allo stesso porto: sono oramai indistinte all'interno del sistema, un sistema fondato sulla conventicola, come Castellitto ripete più volte, rassegnandosi all'impossibilità di elevarsi socialmente e quindi, dopo svariati tentativi, associarsi ai privilegiati, "mancando" all'abbraccio tra il prof intellettualoide (sinistra) e l'onorevole parvenue (destra). Godibilissimi i camei, uber alles Benigni e Placido: casuale e caustico il primo, ironico e celebrativo il secondo. Nel rapido svolgersi degli accadimenti, che corrono lungo l'anno scolastico 2002-2003 (Berlusconi premier), Caterina cerca sé stessa: per esclusione, per differenza. 

 

 

 

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